È stato presentato ieri il report Svimez-Ref sulle dinamiche territoriali 2023 di Pil e occupazione. Tra i temi analizzati dall’indagine condotta dai due istituti di ricerca: la composizione settoriale della congiuntura nelle regioni, il ruolo delle misure anti-cicliche nella ripresa post-Covid, le prospettive legate all’attuazione del Pnrr e il quadro in evoluzione delle politiche di bilancio. Ha introdotto i lavori Luca Bianchi, direttore generale Svimez, mentre i risultati sono stati spiegati da Fedele De Novellis, Partner di Ref e da Serenella Caravella, ricercatrice di Svimez. Subito dopo la presentazione, gli elaborati sono stati discussi da Francesco Saraceno, Vicedirettore alla scuola di politica parigina Sciences Po e da Aline Pennisi direttore generale dell’Unità di missione Ngeu, alla Ragioneria generale dello Stato. Ovviamente, le conclusioni sono state affidate ad Adriano Giannola, Presidente Svimez.
I numeri
Dalla ricerca è emerso che nel 2023 la crescita italiana registra una frenata anche se resta sopra la media europea, sostenuta dalle politiche dei due anni precedenti che hanno consentito la ripresa dalla crisi economica provocata dalla pandemia e dalle misure di contenimento, grazie agli investimenti del Pnrr. Tuttavia la lettura racconta un chiaroscuro per territori e settori. Ad esempio, la crescita dell’economia edilizia e nei servizi spinge la crescita meridionale oltre la media nazionale. La frenata dell’industria, invece, rallenta il Nord e, soprattutto, il Centro. Altro dato significativo è rilevato dalla crescita dell’occupazione, contrapposta però ai salari che, invece, perdono potere d’acquisto. Nel 2023, il Pil italiano è cresciuto dello 0,9%. Ma se si guarda al sud l’impennata è dell’1,3. Anche in questo caso il traino spetta alle costruzioni che salgono del 4,5 e ai servizi +1,8%.
Puglia e Basilicata
Tra le regioni meridionali, però, sia la Basilicata, ma soprattutto la Puglia, sono quelle che crescono di meno, rispettivamente +0,9 e +0,7 a fronte di una media nazionale dell’1,1%. Secondo gli analisti, l’anno scorso ha chiuso il periodo di ripresa dopo il covid, durato due anni, con un Mezzogiorno che in questo caso non è stato il fanalino di coda. Infatti se si prende in considerazione l’arco temporale 2019-2023 il Pil del sud cresce del 3,7% con alcuni decimali sopra la media nazionale. Ovviamente, le politiche economiche straordinarie di questo periodo come la sospensione del Patto di stabilità europeo, hanno consentito questi dati positivi. Per quanto riguarda il futuro, già condizionato dai salari bassi, sotto la media europea, il venir meno di strumenti di accompagnamento al reddito come il superbonus o i sussidi ai disoccupati inevitabilmente rallenterà il ritmo della ripresa, è la previsione di Svimez. Di conseguenza, la fase di rientro dalle politiche di bilancio espansive va gestita salvaguardando le priorità dell’inclusione sociale e del rilancio degli investimenti pubblici e privati, a partire dai nuovi programmi di coesione 2021 – 2027.