Superbonus, un affare da due miliardi ma tante case divorano ancora energia

C’è chi ne ha approfittato per mettere il cappotto termico alla propria abitazione, chi per sostituire l’impianto di climatizzazione invernale e chi per cambiare infissi e serramenti. Piuttosto che riqualificare i vecchi palazzi condominiali che consumano più energia, però, il Superbonus è servito a migliorare l’efficienza di abitazioni indipendenti già in buone o discrete condizioni. Col risultato che in Puglia, dove sono stati spesi quasi due miliardi di euro, la quasi totalità dei fabbricati è rimasta nelle classi energetiche più basse, cioè in quelle che identificano gli edifici con gli sprechi energetici più elevati. A disegnare questo scenario è lo studio condotto dal data analyst Davide Stasi sugli interventi edilizi incentivati dalle agevolazioni fiscali.

Alla fine dei lavori, dunque, circa il 30% delle case ha raggiunto la classe A4, il 25 l’A3 oppure l’A2, il 10 l’A1. Così, per due ristrutturazioni su tre, la classe energetica di arrivo è stata la A, seguita dalle altre classi che sono ovviamente quelle meno performanti. Quanto agli interventi di riqualificazione con più successo, per beneficiare del Superbonus la maggioranza dei proprietari di casa ha optato per il cappotto termico, mentre altri hanno preferito i sistemi ibridi di ultima generazione e la sostituzione dell’impianto di climatizzazione invernale; a quest’ultimo sono stati spesso abbinati nuovi infissi e serramenti, il collettore solare a piano vetrato e anche la building automation, cioè quell’insieme di dispositivi che rendono “intelligente” un edificio.

La possibilità di abbattere le spese necessarie per dotare la casa di cappotto termico oppure per installare caldaie a condensazione o pompe di calore, dunque, ha “ingolosito” i proprietari di casa pugliesi. Così nel 2022 si è arrivati a spendere 693,4 milioni per i cappotti termici, pari al 36% del totale che ammonta a un miliardo e 913 milioni; 666,5 milioni per la sostituzione degli infissi; 373,7 per soffitti e tetti disperdenti; 320,7 per il fotovoltaico; 295 per i sistemi di accumulo; 274,9 per le pompe di calore; 256,3 per i sistemi ibridi; 131,8 per le caldaie a condensazione; 123 per i collettori solari.

A condizionare negativamente l’andamento dei cantieri nel corso dell’ultimo anno e mezzo, però, sono state le continue modifiche della normativa di riferimento. Senza dimenticare, ovviamente, a forte impennata dei costi. «I prezzi unitari risultano più elevati rispetto ai corrispondenti dell’Ecobonus, a causa della maggiore complessità della procedura e degli adempimenti previsti dal Superbonus e forse anche per l’entità dell’aliquota di detrazione che risulta più alta (110% contro il 65) – conclude Stasi – Se la ditta applica lo sconto in fattura, azzerando o quasi la spesa per il cliente, si annulla spesso il contrasto di interessi tra committente e fornitore, inducendo un rialzo dei prezzi rispetto agli stessi lavori pagati di tasca propria o incentivati con l’Ecobonus».

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