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Superbonus, il blocco delle cessioni penalizza di più il Sud. Doveva costare 35 mld, ne serviranno più di 110

Lo stop alla cessione dei crediti del Superbonus penalizzerà di più le famiglie e le imprese di Sud e Isole. È qui, infatti, che si registrano fino al triplo delle quote rispetto al Nord. È quanto è emerso giovedì durante l’audizione in Commissione Finanze e tesoro del Senato di Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di…

Lo stop alla cessione dei crediti del Superbonus penalizzerà di più le famiglie e le imprese di Sud e Isole. È qui, infatti, che si registrano fino al triplo delle quote rispetto al Nord. È quanto è emerso giovedì durante l’audizione in Commissione Finanze e tesoro del Senato di Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb).

«Se le misure emergenziali hanno natura necessariamente temporanea e stanno progressivamente esaurendo i loro effetti, le agevolazioni fiscali in favore delle imprese e quelle relative alle famiglie hanno invece assunto natura più strutturale e, soprattutto le più recenti, produrranno effetti significativi ancora nei prossimi anni», ha fatto notare la presidente. Da un’analisi condotta dall’Upb emerge un sensibile mutamento della composizione della platea dei beneficiari del Superbonus rispetto a quelli dei bonus edilizi originari. In particolare: è più che raddoppiata la quota di risorse destinate al Mezzogiorno.

Aver posto l’intero costo dell’intervento a totale carico dello Stato senza introdurre elementi di selettività ha generato tuttavia una spesa nettamente superiore a quella per gli interventi di riqualificazione energetica agevolati in precedenza: il cosiddetto Ecobonus ammontava a circa 4,5 miliardi nel 2020. Gli investimenti asseverati a solo titolo di Superbonus energia a tutto gennaio 2023 hanno raggiunto i 65,2 miliardi di cui 49,7 completati.

«L’onere per la finanza pubblica – ha spiegato Lilia Cavallari – ha superato sensibilmente le aspettative iniziali, che erano basate su una previsione ufficiale di spesa di 35 miliardi per l’intero periodo di validità della misura. Sommato agli altri bonus edilizi – bonus facciate, ristrutturazioni, ecc. – il costo delle agevolazioni è destinato a superare anche l’importo – già rivisto al rialzo – di 110 miliardi sottostante le previsioni ufficiali del conto economico delle Amministrazioni pubbliche risalenti alla Nadef dello scorso autunno».

Nello studio illustrato ieri in Senato non manca un invito all’analisi degli effetti del Superbonus rispetto agli obiettivi prefissati. «Un’analisi puntuale dei risultati conseguiti in termini di risparmio energetico – si legge – potrà consentire di orientare gli incentivi verso gli interventi più efficienti in termini di rapporto costi/benefici. Inoltre in una prospettiva di razionalizzazione delle spese fiscali, andrebbe valutato se una misura selettiva di incentivazione del risparmio energetico possa risultare più efficiente ed efficace se erogata attraverso un programma di spesa. Infine – prosegue lo studio – si può osservare che per le misure che coinvolgono un ammontare rilevante di risorse, la valutazione ex post è fondamentale, in primo luogo, per comprendere se le risorse collettive effettivamente impiegate nella specifica misura rispecchiano le stime iniziali della perdita di gettito attesa e, in secondo luogo, per valutare l’efficacia della misura rispetto agli obiettivi perseguiti e orientare le nuove scelte del decisore politico. Con riferimento al primo aspetto, il monitoraggio e la quantificazione ex post assumono rilevanza sotto il profilo sia della tenuta dei conti pubblici sia per l’aggiornamento degli andamenti tendenziali di agevolazioni già esistenti e per migliorare l’attività di quantificazione delle nuove misure».

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