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Superbonus e criminalità, le strategie del riciclaggio. Indaga la procura di Bari, coinvolti professionisti

Professionisti e organizzazioni criminali. Il connubio, emerso con prepotenza in varie inchieste della procura di Bari, emergerebbe anche in alcuni nuovi filoni di indagine avviati sull’utilizzo del Superbonus. Una vera e propria valanga di denaro, ottenuto indebitamente grazie alle asseverazioni di commercialisti con la cessione del credito d’imposta, e la complicità di prestanome, del tutto…
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Professionisti e organizzazioni criminali. Il connubio, emerso con prepotenza in varie inchieste della procura di Bari, emergerebbe anche in alcuni nuovi filoni di indagine avviati sull’utilizzo del Superbonus. Una vera e propria valanga di denaro, ottenuto indebitamente grazie alle asseverazioni di commercialisti con la cessione del credito d’imposta, e la complicità di prestanome, del tutto insospettabili.

E mentre il Governo con il nuovo decreto del Consiglio dei ministri introduce strette sulle frodi, gli accertamenti affidati alla guardia di finanza, procedono in collaborazione con l’Agenzia delle entrate, che ha messo a disposizione della Procura la vasta banca dati.
Le indagini, avviate nelle ultime settimane, starebbero ricostruendo il sistema di truffa, che in buona parte ricalca il solco di quanto già scoperto in altri territori italiani, ma con varianti personalizzate. Elemento comune è l’utilizzo del credito d’imposta ottenuto con l’emissione di fatture per lavori mai fatti. In questa fase, diventa fondamentale il supporto di “tecnici” in grado di far quadrare i conti.
Ci sono poi altri casi, quelli con un volume d’affari più ridotto, ma parcellizzati sul territorio. Sono le mini truffe messe a segno dagli imprenditori che eseguono per il cliente lavori non rientranti nei parametri previsti dalla norma. E utilizzano, al pari degli altri, la cessione del credito del 110 per cento. Un’abitudine che nell’ultimo anno si è particolarmente diffusa tra le imprese della provincia, di pari passo all’aumento delle istanze.
«Quando il cliente mi chiede quanto dovrà pagare per ristrutturare casa – ammette il titolare di un’impresa edile del Barese – gli dico la somma. Se mi accorgo che è disponibile a venirci incontro, gli propongo di aumentare i costi e di cedere a me il suo 110 per cento. Poi ovviamente i lavori che vuole gli costeranno il 30 per cento in meno». Un escamotage contro il quale si è mosso il Consiglio dei ministri che, con il decreto approvato nelle scorse ore, “Misure urgenti per il contrasto alle frodi in materia edilizia”, prevede alcune disposizioni correttive: innanzitutto sarà possibile cedere il credito per tre volte, e lo si potrà fare solo in favore di banche, imprese di assicurazione e intermediari finanziari.
Sono vietate poi cessioni parziali successive alla prima comunicazione dell’opzione all’Agenzia delle entrate, viene introdotto un codice identificativo univoco del credito ceduto per consentire la tracciabilità delle cessioni. E, non da ultimo, sono introdotte multe e carcere per chi truffa.
«Il quadro generale è preoccupante» ha detto Ernesto Maria Ruffini, presidente dell’Agenzia delle Entrate, durante l’ultima audizione in Commissione Bilancio del Senato, il quale ha aggiunto come siano state «riscontrate gravi irregolarità connesse alla creazione, anche da parte di organizzazioni criminali, di crediti d’imposta inesistenti per importi di vari miliardi di euro che, dopo articolate concatenazioni di cessioni a società e persone fisiche interposte, sono stati in parte monetizzati presso istituti di credito o altri intermediari finanziari. In alcuni casi i proventi delle frodi sono stati veicolati all’estero» spiega il numero uno dell’Agenzia.

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