Sud, i salvadanai sono vuoti. L’autonomia differenziata? Per i risparmiatori esiste già

L’autonomia differenziata? Nei fatti esiste già, almeno a giudicare dai salvadanai degli italiani: pieni al Nord, soprattutto in Piemonte e Lombardia, e vuoti al Sud, con la Sardegna maglia nera. Colpa del costo della vita e delle minori entrate che penalizzano le famiglie meridionali, come emerge chiaramente dalla prima indagine sulla propensione al risparmio condotta dal centro studi “Guglielmo Tagliacarne”.

I numeri “incoronano” i biellesi come i più oculati in Italia, grazie alla capacità di mettere da parte addirittura il 15.4% del reddito disponibile nel 2022, seguiti dagli abitanti di Vercelli e Asti. Situazione diametralmente opposta al Sud. Sono meridionali, non a caso, le tre province che occupano il fondo della classifica e cioè Ragusa, Crotone e Siracusa dove le famiglie riescono a mettere da parte non più del 4.6% del loro reddito. Non se la passano poi tanto meglio i brindisini, che risparmiano soltanto il 6%, i baresi e gli abitanti della Bat, dove quel valore sale di soli due decimi di punto. Situazione leggermente migliore nel Tarantino e in Salento, dove nel salvadanaio finiscono rispettivamente il 6.5 e il 6.9% del reddito a disposizione delle famiglie, e soprattutto nel Foggiano, dove la propensione al risparmio tocca “addirittura” il 7,5%. Ed è la Basilicata ad aggiudicarsi il “derby del risparmio” con la Puglia, grazie a Matera e Potenza che fanno segnare una propensione rispettivamente del 6.5 e del 9.5%.

Complessivamente, però, la situazione del Mezzogiorno non è incoraggiante. Se al Nord si risparmia il 10.8% del reddito, quel valore diminuisce a mano a mano che si scende lungo lo Stivale: 7.4 al Centro, 6.9 al Sud e appena 5.3 nelle isole. Il motivo è presto detto: a penalizzare le famiglie residenti nelle province meridionali sono il costo della vita, che da Roma in giù è aumentato più rapidamente e sensibilmente rispetto al resto del Paese, e il più modesto reddito, inferiore addirittura del 32% a quello registrato nel Centro-Nord. «Ciò – secondo Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del centro studi “Guglielmo Tagliacarne” – si traduce anche in una necessaria maggiore propensione al consumo, in particolare di beni primari. Basti pensare che al Sud, dal 2014 al 2022, l’incidenza della spesa media mensile per prodotti alimentari è passata dal 21.7 al 23.5% sul totale degli acquisti. E questo anche in virtù della brusca accelerazione dei prezzi di questi beni registrata dopo la pandemia».

Se le due “capitali” del Paese, cioè Milano e Roma, concentrano il 18,4% del risparmio complessivo del Paese, molto diversa è la situazione rapportata al reddito delle famiglie che, invece, “premia” la provincia italiana. In particolare le province piccole: è il caso di Biella, Vercelli, Asti, Modena, Varese, Alessandria, Pavia, Novara, Piacenza e Cremona, che nella maggioranza dei casi non superano i 400mila abitanti ma si piazzano ai primi posti della classifica nazionale. Per trovare la prima Città metropolitana per propensione a risparmiare, bisogna scorrere fino all’undicesimo posto, occupato da Genova, seguita in dodicesima posizione da Milano, con Bari sempre nelle retrovie sebbene seguita da Messina, Palermo, Cagliari e Catania.

Le prospettive per Matera e Bari, comunque, sembrano moderatamente incoraggianti. Secondo i dati elaborati dal centro studi “Guglielmo Tagliacarne”, infatti, le due province recuperano ben sette posizioni, rispetto al 2019, nel ranking dei territori con la maggiore propensione al risparmio: segno che un costo della vita più contenuto rispetto ad altre realtà italiane e un’economia in costante espansione consentono ancora, alle famiglie, di mettere da parte un gruzzoletto per affrontare le spese impreviste.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version