«Il 19 luglio del 1992 è una data indimenticabile. Era domenica, ero al mare e avevo mio figlio sulle spalle. Mia cognata mi venne incontro e mi disse solo queste parole: “Michele… Borsellino”. Ed io capii che avevamo perso anche lui». A ricordarlo, visibilmente commosso, è il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel 32esimo anniversario della strage di via d’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli.
A Bari una cerimonia commemorativa si è svolta nell’aula magna della Corte d’appello.
«In questa giornata – ha affermato il governatore pugliese -, le parole si moltiplicano e io non vorrei aggiungerne ancora. So solo che da tanti anni, persino da prima della strage di via D’Amelio, viviamo la malinconia delle occasioni perdute e di persone straordinarie che abbiamo perso e che sarebbero state utili all’Italia anche oggi. E quindi ricordiamo così anche Paolo Borsellino e tutti i suoi angeli custodi», ha concluso.
Matrangola: «Abbiamo il dovere di ricordare»
«Come ha spesso ricordato don Luigi Ciotti, l’eredità che ci ha lasciato Paolo Borsellino insieme agli agenti della sua scorta ha molti nomi: responsabilità, impegno, coraggio e dovere della verità. Di fronte alla strage di via D’Amelio, come pure davanti a quella di Capaci e alla lunga scia di sangue che la mafia ha seminato nel nostro paese, noi non abbiamo solo il dovere di ricordare, ma anche e soprattutto la responsabilità di rinnovare il nostro patto di cittadinanza per la costruzione di una società libera dal ricatto mafioso». Lo afferma l’assessora regionale con delega alla Legalità e all’Antimafia sociale, Viviana Matrangola.
«La mafia – aggiunge – riempie i vuoti dello Stato e si annida nell’indifferenza, ma dove lo Stato è presente, dove l’alleanza tra istituzioni e cittadini è salda, dove lavoro e diritti sono garantiti, la mafia non può attecchire. Dobbiamo rafforzare ogni giorno il nostro impegno per il bene comune. Del resto, ce lo ha insegnato Paolo Borsellino: il bene personale è sempre conseguenza del bene comune».