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Spiagge, le concessioni non scadranno nel 2023: esultano i balneari

Nuovo colpo di scena nell’infinita querelle sulle concessioni balneari. La Cassazione accoglie il ricorso del Sindacato italiano balneari, dell’associazione nazionale Approdi e porti turistici e della Regione Abruzzo, annulla la sentenza impugnata e la rinvia al Consiglio di Stato. Questa volta, nel nuovo giudizio, che dovrà avvenire nella forma dell’adunanza plenaria, saranno ammessi anche i…

Nuovo colpo di scena nell’infinita querelle sulle concessioni balneari. La Cassazione accoglie il ricorso del Sindacato italiano balneari, dell’associazione nazionale Approdi e porti turistici e della Regione Abruzzo, annulla la sentenza impugnata e la rinvia al Consiglio di Stato. Questa volta, nel nuovo giudizio, che dovrà avvenire nella forma dell’adunanza plenaria, saranno ammessi anche i ricorrenti.

La sentenza cassata è quella del 9 novembre 2021 con cui il Consiglio di Stato aveva concesso una proroga delle concessioni balneari solo fino al dicembre 2023. Dal giorno successivo si sarebbe dovuto ricorrere ad una gara per le nuove assegnazioni «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere». Da questo procedimento erano stati estromessi Sib, Assonat e Regione Abruzzo che hanno fatto ricorso ottenendo l’annullamento della sentenza e vedendo riconosciuto il diritto a partecipare al prossimo giudizio. Respinta, invece, «la richiesta di enunciare i principi di diritto nell’interesse della legge sulle questioni trattate nei restanti motivi assorbiti, sulle quali spetterà al Consiglio di Stato pronunciarsi nuovamente, anche alla luce delle sopravvenienze legislative, avendo il Parlamento e il governo esercitato, successivamente alla sentenza impugnata, i poteri normativi loro spettanti».

La vicenda, a Lecce, nasce quando un titolare di una concessione demaniale marittima che gestisce uno stabilimento balneare a Spiaggiabella, in vista della scadenza della concessione prevista per il 31 dicembre 2020, chiede una proroga fino al 31 dicembre 2033. Il Comune di Lecce, però, respinse la sua richiesta rivolgendogli formale interpello per sapere se intendesse avvalersi della facoltà di prosecuzione dell’attività, secondo quanto previsto dall’articolo 182 del decreto legge 34 del 2020, convertito con legge 77 del 2020, procedendo al contestuale pagamento del canone per l’anno 2021 o se, in via alternativa, non volesse avvalersi di questa facoltà e accettare una proroga tecnica della concessione per tre anni. Il ricorso del balneare è stato accolto dal tribunale amministrativo regionale della Puglia, sezione distaccata di Lecce, con sentenza 71 del 2021. Sentenza che è stata impugnata dal Comune di Lecce dinanzi al Consiglio di Stato.

«Cosa diranno adesso il sindaco Salvemini e la sua amministrazione che, per primi, avevano impugnato davanti ai giudici romani le decisioni del Tar Puglia che invece avevano riaperto la strada delle proroghe automatiche?», attacca il consigliere Gianpaolo Scorrano. «È la vittoria di Pirro. Il pronunciamento della Cassazione non si pronuncia sull’oggetto del giudicato, ma solo su motivi meramente procedurali», replica Gabriele Molendini, consigliere comunale di Lecce Città Pubblica.

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