«Oltre 1.400 famiglie, tra lavoratori e pensionati, rischiano di perdere il capitale versato nella Cassa Prestanza: l’Amministrazione calpesta i diritti dei lavoratori». Per le organizzazione sindacali, che ieri hanno firmato un comunicato congiunto per richiedere la risoluzione dell’annosa questione della Cassa Prestanza, non ci sono vie di mezzo: il Consiglio comunale deve esprimersi – e anche velocemente – sulla natura giuridica del fondo. Ad averlo deciso è il Consiglio di Stato, con la sentenza del 20 ottobre scorso.
«L’Amministrazione comunale – si legge nella nota firmata da Fp Cgil, Uil Fpl, Csa, Sulp e Sgb – in ogni modo e in ogni occasione ha sempre cercato di contrastare il diritto degli iscritti alla Cassa a ottenere la restituzione delle somme, prelevate mensilmente dalla loro busta paga». Il fondo, che prevedeva forme di prestiti, sussidi, un premio di buona uscita per la cessazione del rapporto lavorativo e altre forme previdenziali e assistenziali, fondata nel 1929, era presieduta dal sindaco e i suoi bilanci, assieme alle modifiche statutarie, dovevano essere approvati dal Consiglio comunale. «Il Consiglio – chiedono con fermezza le sigle sindacali – senza temere l’intervento della Corte dei Conti, deve provvedere a fare chiarezza sulla natura giuridica della Cassa, come ordinato dal Consiglio di Stato e come è già avvenuto nel 1974». In gioco, spiegano i sindacati, ci sono i diritti di «oltre 1.400 famiglie» che chiedono solo la restituzione di «quanto sottratto mese dopo mese, per anni, ai loro salari».