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Siccità nel Mezzogiorno, Mignogna: «Cambiamo passo o la questione sarà insanabile» – L’INTERVISTA

Dunque AqP gestirà l’acqua regionale per i prossimi trent’anni. Trovato l’accordo tra Governo e Regione per l’affidamento del servizio idrico secondo il modello delle società in house. Tutto questo però, non elimina la grave crisi del sistema idrico locale e più in genere del Mezzogiorno. Abbiamo sentito l’ex sindaco di Biccari, nonché avvocato di diritto…

Dunque AqP gestirà l’acqua regionale per i prossimi trent’anni. Trovato l’accordo tra Governo e Regione per l’affidamento del servizio idrico secondo il modello delle società in house. Tutto questo però, non elimina la grave crisi del sistema idrico locale e più in genere del Mezzogiorno. Abbiamo sentito l’ex sindaco di Biccari, nonché avvocato di diritto ambientale, Gianfilippo Mignogna, che da tempo aveva portato avanti per i piccoli comuni una battaglia sull’autonomia di gestione.

La sofferenza dei territori del Mezzogiorno sull’approvvigionamento idrico dovremo abituarci a sopportarla per sempre?

«L’acqua razionata in Basilicata, le cisterne nei centri storici dei Comuni siciliani, la sofferenza del mondo agricolo, l’estinzione di laghi naturali e invasi artificiali con scenari apocalittici… ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: la crisi idrica (in uno con quella climatica) impone un veloce cambio di paradigma».

E secondo lei come bisognerebbe intervenire?

«Bisogna da subito immaginare un doppio binario con interventi urgenti in vista della prossima estate e quindi del prossimo picco emergenziale (immagino la manutenzione straordinaria della rete per ridurre al massimo le perdite che si attestano generalmente ancora sul 40 per cento) e con investimenti infrastrutturali di prospettiva e di medio periodo, inevitabilmente con una ricaduta più lontana nel tempo».

Importante il rinnovo trentennale con AqP?

«Dopo l’emendamento governativo che garantisce la gestione pubblica del servizio idrico pugliese fino al 2056 e dunque la fine di ogni fase di incertezza sul futuro dell’Acquedotto Pugliese, è necessario un cambio di passo anche su questo fronte: personalmente ho sempre trovato molto discutibile che AqP faccia utili nell’ordine di 50-60 milioni di euro all’anno con un aumento pressoché costante delle tariffe, oppure che si lanci in ipotesi che poco li competono come gli investimenti in Albania o nella gestione dei rifiuti, comportandosi così più da player privato che da soggetto pubblico».

In tale contesto i piccoli comuni che ruolo possono avere?

«Soprattutto non va dimenticato che anche in questo delicatissimo frangente i piccoli comuni possono essere una risorsa preziosa: si trovi il modo di valorizzare le sorgenti comunali ancora presenti nei paesi di montagna e dell’Appennino e gli investimenti fatti negli anni da tanti comuni su rete e serbatoi autonomi».

Si passa inevitabilmente dalla transizione ecologica.

«Più in generale e per affrontare alla radice il problema della siccità e dei fattori ambientali che incidono sull’attuale situazione, bisogna accelerare sul riconoscimento, la disciplina e il potenziamento dei servizi ecosistemici che possono essere la chiave di volta per reinterpretare in maniera più equa e funzionale il rapporto tra montagne e pianure, aree interne e città, zone rurali e ambiti urbani. Perché sempre più spesso avremo a che fare con emergenze e cambiamenti repentini che non conoscono confini e distanze».

Sembrano tornare i temi trattati dall’ex amministratore nel suo libro “Ospitare fa bene”, dove racconta la sua esperienza amministrativa in un piccolo comune di un’area interna del sud e le politiche adottate per la valorizzazione delle risorse turistico-ambientali, attraverso una diffusa strategia di accoglienza che ha trasformato Biccari.

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