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Siccità: la Puglia “resiste” ma è la regione italiana in cui piove meno

La siccità sta creando non poche difficoltà al Centro-Nord, con diversi fiumi a “portata ridotta”. Gli invasi pugliesi destinati all’agricoltura non mostrano particolari allarmi in questi mesi ma ciò non toglie che il Tacco d’Italia paghi un prezzo altissimo alla desertificazione. Se nel breve termine la Puglia ha un vantaggio competitivo, legato al fatto che…

La siccità sta creando non poche difficoltà al Centro-Nord, con diversi fiumi a “portata ridotta”. Gli invasi pugliesi destinati all’agricoltura non mostrano particolari allarmi in questi mesi ma ciò non toglie che il Tacco d’Italia paghi un prezzo altissimo alla desertificazione.

Se nel breve termine la Puglia ha un vantaggio competitivo, legato al fatto che da tempo ha dovuto affrontare la questione della carenza di acqua, nel lungo termine non sarà immune delle difficoltà. È la regione italiana, d’altronde, dove piove meno con 641,5 millimetri annui medi.

Gli agricoltori denunciano il ricorso all’irrigazione di soccorso con costi altissimi per il caro gasolio per tirare acqua dai pozzi. Il cambiamento climatico, dunque, sta mettendo a dura crisi i sistemi di emergenza che hanno garantito, appunto, la resistenza degli agricoltori negli ultimi anni.

Secondo le prime stime, causa della siccità, lo scorso anno in Puglia sarebbe andato perso un terzo delle produzioni: da oltre il 50% delle olive al 35% della frutta e della verdura, del grano, delle foraggere per l’alimentazione del bestiame, del miele, con gravi danni anche sugli allevamenti di cozze e ostriche.

«Il riutilizzo delle acque reflue trattate e un miglior uso degli schemi idrici possono fornire significativi benefici ambientali, sociali ed economici – afferma il presidente regionale di Confagricoltura Luca Lazzàro provando a cercare una soluzione a lungo termine. Rispetto a fonti alternative di approvvigionamento idrico come la desalinizzazione o il trasferimento e l’accumulo dell’acqua, il riutilizzo risulta spesso richiedere minori costi di investimento ed energia, contribuendo anche a ridurre le emissioni di gas serra». Proprio negli scorsi giorni l’Aqp ha annunciato la realizzazione nel tarantino, al fiume Lato, di quello che sarà il dissalatore più grande d’Italia. Per quanto riguarda l’acqua indispensabile all’agricoltura, però, è il riutilizzo l’arma in più secondo l’associazione che riunisce le imprese del settore.

«Le acque reflue trattate – sottolinea sempre Lazzàaro – possono essere considerate un approvvigionamento idrico affidabile, del tutto indipendente dalla siccità stagionale e dalla variabilità meteorologica e in grado di coprire i picchi di domanda idrica. Questo può essere molto vantaggioso per le attività agricole. Le continue crisi idriche, dovute alla scarsità e alla diversa distribuzione delle risorse, hanno importanti effetti sulla produzione, in particolare dove l’irrigazione costante è una pratica necessaria e una condizione essenziale per un’agricoltura competitiva».

Il tutto, però, necessita di grande efficienza nell’irrigazione. «Investimenti infrastrutturali sulle reti e sui sistemi irrigui, pensiamo anche al Pnrr, consentono una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l’irrigazione, aumentando la resilienza dell’agroecosistema agli eventi di siccità e ai cambiamenti climatici», conclude il presidente pugliese di Confagricoltura.

Puntano soprattutto sulla necessità di pianificare le attività degli invasi, invece, in Coldiretti. «È necessario realizzare un piano invasi per contrastare la siccità ed aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11% – sostiene l’associazione di produttori agricoli. Insieme ad Anbi e soggetti pubblici e privati abbiamo pronti una serie di interventi immediatamente cantierabili che garantiscono acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. Un intervento necessario – continua Coldiretti – anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare con l’aumento della produzione Made in Italy, la riduzione della dipendenza dall’estero e la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità e al giusto prezzo».

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