Si laureano e vanno via: in Puglia, Basilicata e Molise 6mila giovani “in fuga” nel 2020

L’Italia, ma soprattutto il Sud, non riesce a trattenere sul territorio i laureati. Tra il 2015 e il 2020, il numero degli emigrati con la laurea è cresciuto del 17% e nel 2020 Puglia, Basilicata e Molise hanno registrato un saldo negativo di 6mila laureati.

È quanto si evince dall’analisi del contesto economico realizzata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo ed illustrata ieri a Bari in occasione della tappa pugliese di “Imprese vincenti”. Una fotografia che mostra i limiti del sistema Paese e un Sud che necessita di essere messo al centro delle politiche di welfare. Notizie positive, invece, arrivano per l’ambiente. L’81% delle imprese di Puglia e Basilicata hanno adottato strategie di sostenibilità, con punte del 90% tra le medio-grandi. Le azioni più diffuse sono quelle volte a ridurre l’impatto ambientale della propria attività (70,9% in Molise, 69,4% in Basilicata e 66,8% in Puglia; 66,6% in Italia) e a incrementare i livelli di sicurezza interni ed esterni all’azienda (68,1% in Molise, 67,6% in Basilicata e 65,6% in Puglia; 64,8% in Italia).

Lo studio realizzato da Intesa Sanpaolo pone al centro dello sviluppo la capacità di innovazione, “premiando” le regioni che meglio hanno saputo cogliere le opportunità delle start-up. L’indagine sull’innovazione delle imprese con almeno dieci addetti, infatti, mostra una quota di imprese che ha introdotto innovazioni tecnologiche (di prodotto e/o di processo) pari al 42,8% in Puglia e al 40,8% in Basilicata, a fronte di una media nazionale del 45,9%. Inoltre, lo studio evidenzia il buon posizionamento della Puglia sul fronte delle start-up tecnologiche: con più di 600 start-up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese a fine gennaio 2023, la regione si colloca al nono posto nel panorama nazionale (dove si contano circa 14.200 unità), subito alle spalle della Toscana. Più distanti Basilicata e Molise che contano rispettivamente 139 e 80 imprese. Gran parte di queste startup è specializzata in servizi avanzati, principalmente produzione di software e consulenza informatica, attività di R&S, elaborazioni dati, hosting, portali web. La presenza delle start-up può accelerare anche i processi di digitalizzazione.

La presenza delle start-up può accelerare anche i processi di digitalizzazione. L’Italia ha compiuto significativi progressi negli ultimi anni, salendo al 18simo posto nell’indice Desi 2022 (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea, tra i 27 stati Ue, grazie al miglior posizionamento delle componenti legate alla connettività e all’integrazione delle tecnologie digitali (in particolare utilizzo di servizi cloud e fatturazione elettronica). Sono rilevanti, però, i divari regionali, con le regioni del Nord che guidano la classifica: nell’elaborazione dell’indice Desi 2021 a livello territoriale sviluppata dal Politecnico di Milano, la Puglia è la prima regione del Mezzogiorno con un punteggio di 45,9, appena sotto la media italiana di 50 punti. Sono più attardate Basilicata (41,8) e Molise (38). Il divario tra Italia e competitor europei emerge soprattutto nelle competenze digitali, dove il nostro Paese si colloca in 25esima posizione. «Il successo del processo di sviluppo e digitalizzazione, necessita di una progressiva valorizzazione del capitale umano- si legge nello studio-: inserimento in azienda di giovani con elevate competenze, ma anche maggior attenzione alla formazione permanente». Un capitolo a parte lo studio di Intesa Sanpaolo lo dedica alle azioni volte al miglioramento del benessere lavorativo dei dipendenti in azienda. «In Puglia e Basilicata – si legge – tra le imprese con almeno 3 addetti siamo poco sotto il 70%, in linea con la media italiana; in Molise siamo addirittura al 72,7%. Le imprese del territorio spiccano per un buon ricorso a misure volte allo sviluppo professionale dei dipendenti (47,6% in Molise, 47,2% in Basilicata, 45,9% in Puglia; il dato medio italiano è pari al 45,2%), alla tutela delle pari opportunità (44,8% in Molise, 43,7% in Basilicata, 43,2% in Puglia; in Italia siamo al 42,7%), al loro coinvolgimento nella definizione degli obiettivi aziendali (42% Molise, 41,8% Puglia, 41% Basilicata; 41% Italia)».

g.cov.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version