Un uomo ben voluto da tutti, sorridente, pratico, rispettoso e onesto. Terlizzi piange Gioacchino De Sario (ma per tutti era semplicemente “Nino”), un passato da maresciallo capo dei vigili, scomparso ieri mattina all’età di 70 anni in Trentino, dove era insieme alla famiglia.
De Sario, però, nella sua città, sarà sempre ricordato come quel vigile-eroe protagonista, suo malgrado, di quel 7 maggio 1993, una data indelebile per la città dei fiori. Erano le 8.10 di quella terribile mattina, infatti, quando l’allora 41enne De Sario, aprendo la portiera di una macchina, una Fiat “Regata”, parcheggiata davanti al Comune (da un paio di mesi commissariato in quanto sciolto per mafia), aziona involontariamente un’autobomba piazzata lì, proprio a due passi a Palazzo di Città.
Viene scaraventato per 20 metri, avvolto dalle fiamme, portato in ospedale in prognosi riservata ma, nonostante le ustioni di secondo grado su tutto il corpo e vari interventi chirurgici, riesce miracolosamente a salvarsi. Adesso, però, a distanza di 29 anni da quel giorno, il destino lo ha portato fisicamente via ma resterà per sempre nel cuore dei suoi concittadini.
«Non ha mai perso – è il cordoglio del sindaco Michelangelo De Chirico a nome di tutta l’amministrazione comunale – il legame con la città e con le persone, già, quella parte umana di sé che lo ha reso un uomo ben voluto da tutti, sorridente e pratico, rispettoso e onesto. Qualche settimana fa era anche in piazza Prefettura a Bari a sostenere la causa del corpo della polizia locale, a cui era profondamente legato per onore alla divisa. Molti lo ricorderanno per il tragico evento dell’autobomba che scosse la città ma molti altri per la sua umiltà e attaccamento al dovere».
«Io ricordo di lui – è il pensiero, invece, di Nicola Gemmato, primo cittadino dal 2012 a giugno scorso – il forte senso del dovere, la dirittura morale, la solerzia e l’esperienza professionale e di vita che avevano fatto di lui un punto di riferimento nell’intero corpo della Polizia Locale. Ricordo come fosse ieri il suo pensionamento, la cena da lui organizzata alla quale volle la presenza di tutti, il suo garbatissimo commiato dal lavoro a cui aveva dato tutto se stesso. Sei stato un grande, Nino. Ti ringrazio di tutto ciò che hai fatto per la tua comunità».