Il 2023 sarà l’anno del turismo per l’Italia e lo sarà soprattutto per la Puglia. È quanto emerge dall’indagine condotta dal Centro Studi Srm, collegato a Intesa Sanpaolo, presentato ieri a Napoli. Dall’analisi è emerso che tre regioni meridionali, Sardegna, Campania e appunto la Puglia, sono sopra la media europea per presenze turistiche, calcolate in base al numero di notti di soggiorno.
Non solo: sono anche tra le prime trenta per livello di competitività nel settore, con la Puglia a guidare le regioni del Sud, guadagnando una posizione rispetto alla classifica del 2019. Un dato confortante che si collega all’incremento del Pil legato al turismo che quest’anno, sempre nel Mezzogiorno, supererà dell’1,5 per cento quello del 2019.
Nel 2023 si assisterà alla rimonta del Centro che, con una variazione delle presenze del +16,4 per cento rispetto all’anno precedente, è l’area del Paese che si stima crescerà di più. A seguire proprio il Mezzogiorno, con il +10,5 per cento, il Nord-Est +7,4 per cento ed il Nord-Ovest +6 per cento.
Dallo studio emerge che le imprese del Sud “stanno comprendendo la sfida della sostenibilità (Esg) e della digitalizzazione. Il 46% intende accrescere gli investimenti su tali obiettivi che ad oggi nel solo Mezzogiorno si stimano essere pari a 170 milioni di euro”.
Un passo avanti importante che rende giustizia ai tanti sforzi fatti negli ultimi anni, nonostante i danni della pandemia e del lockdown. A trainare l’attrattività dell’Italia a livello internazionale c’è soprattutto la cultura.
Un fattore che vede il Mezzogiorno svolgere un ruolo centrale. Srm, nel suo studio, ricorda infatti come al Sud ci sia un’offerta turistico-culturale particolarmente ricca di aree museali e siti a carattere archeologico, ma debole in riferimento alla domanda.
“Alle regioni del Sud – si legge nell’indagine – è ascrivibile il 26% degli istituti culturali nazionali (1.109) e, se si considerano soltanto quelli archeologici, la percentuale sale al 50%; mentre la domanda raggiunge il 23% dei visitatori nazionali, 11,16 milioni di visitatori contro 48,66 milioni dell’Italia”.
Quello che il turista straniero chiede al Sud, infatti, è soprattutto il mare: quest’ultimo assorbe il 41,2% degli arrivi dell’area, in Italia il 22,7% mentre le città d’interesse storico ed artistico assorbono il 15,7% al Sud ed il 35,4% in Italia. Lo studio, infine, evidenzia il recupero del moltiplicatore turistico del Mezzogiorno che, rispetto al 2010, cresce dell’86%, valore più alto rispetto alle altre macroaree. Un dato che avvicina il Meridione al Settentrione. Secondo il Centro Studi la maggiore convergenza del Mezzogiorno è frutto degli investimenti di qualità realizzati nel corso degli ultimi anni.
Tuttavia, sottolineano i ricercatori, “occorre proseguire su questa strada ed insistere sul miglioramento dell’accessibilità e della mobilità interna perché la rete infrastrutturale va resa assolutamente soddisfacente: porti ed aeroporti sono essenziali per quanto riguarda il turismo internazionale ed il turista, una volta arrivato, deve potersi muovere all’interno di un territorio”. Aspetti su cui il Sud ha fatto enormi passi avanti che oggi permettono di raccogliere i risultati. Numeri che, però, devono rappresentare un nuovo punto di partenza.