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Sanità in codice rosso a Brindisi, il dottor Ghezzani: «Avvitamento verso il basso della dotazione organica»

Continua il declino della sanità pubblica in tutta la regione e la provincia di Brindisi mantiene alto il negativo trend. I problemi riguardano gli organici ridotti all’osso, le continue aggressioni a danno dei professionisti sanitari e la scarsa attrattività. Questo, a discapito non solo degli operatori ma soprattutto dei pazienti. A ciò, si aggiungono presunti…

Continua il declino della sanità pubblica in tutta la regione e la provincia di Brindisi mantiene alto il negativo trend. I problemi riguardano gli organici ridotti all’osso, le continue aggressioni a danno dei professionisti sanitari e la scarsa attrattività. Questo, a discapito non solo degli operatori ma soprattutto dei pazienti. A ciò, si aggiungono presunti casi di malasanità, come ad esempio quello di qualche giorno fa riguardante una 90enne ricoverata presso l’ospedale Perrino (a seguito della frattura del femore), che ha denunciato di essere stata accolta in una stanza senza aria condizionata e sporca. Situazione che la locale azienda sanitaria, poi, ha immediatamente smentito.

Le testimonianze

A snocciolare ancor più la situazione da “codice rosso”, è il dottor Luca Ghezzani, coordinatore dell’area medica della Fp Cgil Brindisi, che, raggiunto dalla nostra redazione, sottolinea come «l’attuale gravissima carenza di organico medico è, come desumibile anche dai numeri divulgati dall’attuale direzione strategica dell’Asl, principalmente il frutto, a parere della Fp Cgil medici, di una mancata programmazione costante nelle procedure concorsuali dal 2014 in poi, in combinazione con una sorta di inazione e resistenza regionale a nominare i componenti di propria competenza nelle commissioni».

Ghezzani spiega che «in azienda si sono poi sovrapposte sia una dinamica salariale non pienamente rispettosa del dettato contrattuale, sia una insufficiente pianificazione della formazione e sia un insufficiente riconoscimento delle professionalità. L’effetto – continua – è stato un avvitamento verso il basso della dotazione organica, con conseguente riduzione della risposta quali quantitativa alla domanda di salute della provincia, aumento dei rischi professionali e di salute degli operatori. Il che, tra dimissioni volontarie, pensionamenti, scadenza di contratti, ha determinato eventi davvero traumatici come le chiusure di reparti interi e/o la loro riduzione ad ambulatori.

«Occorre concordare – conclude – con le parti sociali i migliori provvedimenti per migliorare le condizioni di lavoro in termini di sicurezza degli operatori e di salute degli utenti. Occorre insistere con le procedure concorsuali». In tutta la regione mancano almeno 963 medici, 738 infermieri, per complessive 3.205 unità. Numeri che stanno mettendo in ginocchio il sistema sanitario della Puglia ed espongono medici ed infermieri a turni massacranti e stress continuo, con immaginabili conseguenze sulla qualità delle prestazioni.

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