«Voglio essere scomunicato, perché non sono come loro». Giuseppe Saldutto, giornalista e fotografo, ci va diretto, senza giri di parole per manifestare il proprio «disgusto» per quello «che sta accadendo in questo periodo storico», in riferimento a quanto succede per le “suore dei cioccolatini” del monastero di Belorado, piccolo borgo in provincia di Burgos, nel nord della Spagna, che conta 15 suore e dove la badessa, Isabel de la Trinidad, aveva diffuso un documento nel quale annunciava la decisione di porsi sotto la tutela e la giurisdizione di Pablo de Rojas Sanchez-Franco, cattolico scomunicato nel luglio 2019 e fondatore della “Pia Unione di San Paolo Apostolo”. Tutte prontamente scomunicate da papa Francesco.
Due pesi e due misure
«La velocità della decisione di papa Francesco non è la stessa dimostrata nel giudicare un suo grande amico, accusato di gravissimi reati, come l’assoluzione del complice in confessione», sottolinea Saldutto. Si tratta del sacerdote Marko Ivan Rupnik, teologo sloveno, padre spirituale, artista molto ricercato e, fino a poco tempo fa, ascoltato esponente dei gesuiti, ma anche abile uomo d’affari con la società Rossoroblu, nata «per la creazione e posa in opera, in laboratorio e sul luogo, di mosaici, vetrate, affreschi, murale, sculture, pitture in tutte le varie tecniche e arti» e capace di fatturare diversi milioni di euro. Contro di lui le molteplici accuse di abusi psichici e sessuali nei confronti di alcune suore della Comunità Loyola di Lubiana, in Slovenia. Una scomunica, poi revocata e la possibilità di restare sacerdote, “esiliato” senza uscite pubbliche o celebrazioni di messe nella sua Slovenia.
I mosaici contesi
Le opere di Rupnik sono presenti in diversi santuari – Lourdes e Fatima, ma anche San Giovanni Rotondo – e chiese, dove molti fedeli si chiedono se sia ancora il caso di esporle ai fedeli e pellegrini, viste le accuse nei confronti del sacerdote che amava definirsi «il più grande artista e il più grande poeta di questa terra». Come nel caso del parroco di Saint Joseph-Saint Martin a Troyes, in Francia, che ha deciso di rimuovere un trittico di Rupnik, realizzato nel 1994 e installato nella cappella del presbiterio. «Altri dovrebbero prendere esempio e bandire le opere realizzate dal sacerdote sloveno a cominciare dalla nuova chiesa di san Pio a San Giovanni Rotondo, ma temo che non succederà nulla», sottolinea ancora Saldutto, autore dei testi di “Padre Pio è con noi”, primo giornale interamente dedicato al Santo stigmatizzato, prodotto da “Gamma 3000” di Roma e diretto da Simone Circi.