San Nicandro Garganico, il “ritorno a casa” dei cittadini in fuga dalla guerra in Palestina

lucia leone

La partenza dovrebbe avvenire oggi. Volo Tel Aviv-Napoli per proseguire poi fino a San Nicandro Garganico e riabbracciare così parte della famiglia, lasciata quasi quattro anni fa per trasferirsi a Beth Shemesh, città di quasi 60mila abitanti nel distretto di Gerusalemme. Una zona relativamente tranquilla, nonostante bombe e attacchi si susseguano ai confini dello Stato d’Israele, distanti poche ore di auto. «Non ho mai vissuto una situazione simile. La mia città non è stata attaccata, ma sentiamo i colpi che cadono in altre zone e durante la notte dormiamo nella stanza blindata che ogni israeliano ha in casa». Sono le parole di Channa Grazia Gualano, sannicandrese di nascita, israeliana di adozione, dove vive con il marito, la figlia di poco più di un anno e un altro in arrivo.

Grazia è figlia di Lucia Leone, la referente della comunità ebraica del comune garganico e mantiene contatti costanti con i “fratelli” sannicandresi e con alcuni italiani che vivono in Israele. «Grande solidarietà verso i connazionali che sono stati duramente colpiti dagli attacchi dei terroristi. Sono pronta a ospitare qualcuno di loro, mentre la nostra vita è cambiata. Viviamo sempre in casa e usciamo a turno per fare la spesa, ma spesso la ordiniamo online perché non ci sentiamo sicuri. C’è troppo odio in giro ed è per questo che abbiamo deciso di rientrare in Italia», afferma ancora Grazia Gualano.

Intanto, sul Gargano, e precisamente a San Nicandro Garganico, la comunità ebraica è sempre più preoccupata per la sorte dei “connazionali” emigrati e per la loro stessa sicurezza. «Avevamo deciso di chiudere la sinagoga», afferma Lucia Leone che prosegue «ma abbiamo riflettuto che non serve ghettizzarci da soli, ma che dobbiamo solo fare più attenzione, aiutati anche dall’intensificato controllo da parte delle forze dell’ordine».

I contatti con Israele sono quotidiani, «in questo i social ci aiutano tantissimo» dice Lucia Leone, che mantiene rapporti soprattutto con la comunità di “oriundi” sannicandresi residente di Ashkelon. città a poco più di 50 chilometri a Sud di TelAviv, nei giorni scorsi colpita ripetutamente da alcuni razzi lanciati dalla striscia di Gaza.

Dunque, una doppia preoccupazione: in Israele, per la sorte dei connazionali emigrati e sul Gargano per la sicurezza della comunità ebraica, convertita quasi un secolo fa dagli insegnamenti di Donato Manduzio. Sono quasi 40 i sannicandresi che hanno scelto l’ebraismo come forma di vita e che hanno deciso di restare sul luogo della “conversione”, integrandosi nel contesto sociale del comune garganico, sfatando quello maliziosa voce che metteva in dubbio l’autenticità della conversione, dettata forse da un’astuzia tutta contadina di Donato Manduzio per sfuggire dalla miseria del paese e cercare nuova vita e nuove opportunità economiche.

Oggi, la comunità sannicandrese è composta da «ottimi cittadini», come afferma il sindaco Matteo Vocale, come lo sono gli “emigrati” in terra d’Israele, dove la maggior parte si è insediata tra Zifath e Tell Hain, nei pressi delle campagne di Galilea, quasi simili al territorio garganico che hanno così contribuito a rendere meno nostalgico l’addio alla terra natia.

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