Sono Taviano, Lecce e Ugento i primi tre Comuni della provincia di Lecce – secondo i dati pubblicati da Openpolis – ad investire di più sul sistema della protezione civile e sugli interventi diretti a seguito di eventi climatici estremi.
Proprio su questa tipologia di fenomeni anche le amministrazioni comunali possono intervenire inserendo le uscite per uno specifico ambito in una missione dedicata, composta da due voci: “sistema di protezione civile” e “interventi a seguito di calamità naturali.”
Nella prima, come spiegano da Openpolis, sono comprese tutte le spese dedicate agli interventi locali della protezione civile. Sono incluse le attività a supporto del volontariato oltre al monitoraggio e al coordinamento degli interventi sul territorio; nella seconda si considerano tutte le uscite per fronteggiare calamità già avvenute. Si va dalle sovvenzioni per il ripristino ambientale fino alle gestioni dei commissari ma non sono considerati gli indennizzi per il settore agricolo.
Le statistiche di Openpolis rivelano che Taviano prevede una spesa assoluta per il soccorso civile che ammonta a 137.954,42 euro (con una spesa pro capite di 11,87 euro); il capoluogo di provincia spende 86.503,14 euro l’anno (92 centesimi la cifra per cittadino) mentre, al terzo posto, Ugento con una spesa di 41.708,23 euro per 3,43 euro erogati per ogni abitante. Scendendo dal podio, la classifica dei primi dieci Comuni è composta da Carpignano Salentino, Miggiano, Novoli, Poggiardo, Galatone, Minervino di Lecce, Casarano, Matino, Taurisano e Nardò. Le statistiche, elaborate sui bilanci consuntivi del 2020 e aggiornati al 18 luglio 2022, indicano spese che non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia, infatti, come accade spesso, i Comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi completa.
Tenendo conto degli importi che ogni anno gli enti locali mettono a disposizione per fronteggiare le calamità naturali o rafforzare la protezione civile, in provincia di Lecce il lavoro è ancora lungo: il Salento, infatti, continua ad essere uno dei territori tra i più vulnerabili a livello europeo per quel che riguarda i disastri naturali.
«Il territorio della provincia di Lecce – sostiene il geologo ed esperto in pianificazione territoriale, Stefano Margiotta – è particolarmente sensibile alle calamità idrogeologiche. In assenza di una vera e propria idrografia superficiale e data la natura morfologica del terreno, per larghi tratti pianeggiante e carsica, gli allagamenti sono solo in alcuni casi l’effetto di esondazioni per piene ma piuttosto il risultato di progressivi accumuli al suolo di acque meteoriche, in più luoghi determinati anche dall’effetto diga di infrastrutture in elevato come strade. Se a questo aggiungiamo l’espandersi delle varie forme di insediamento antropico, il che genera un aumento delle superfici cementate scarsamente permeabili e l’abbandono della rete dei canali e degli inghiottitoi che un tempo, più o meno efficacemente consentivano lo smaltimento delle meteoriche, è evidente che vaste aree urbane e agricole sono esposte agli allagamenti. In questo contesto – ha precisato Margiotta – è quanto mai urgente rivedere la rete dei canali valutandone l’efficienza anche in rapporto ai cambiamenti climatici in atto che impongono una rivisitazione delle sezioni e delle ubicazioni degli stessi in funzione degli eventi di piena che si stanno verificando e delle mutate condizioni antropiche al contorno rispetto a quelle degli anni in cui sono state progettare e realizzate. Lo stesso dicasi per gli inghiottioi. Poiché questi ultimi costituiscono preferenziali punti di ricarica delle falde acquifere – ha concluso Margiotta – appare improcrastinabile la valutazione della qualità delle acque che vengono dirette verso queste cavità allo scopo di salvaguardare le acque sotterranee che costituiscono l’unica risorsa idrica rinnovabile del nostro territorio peraltro soggetta da tempo a fenomeni di depauperamento».
Sul tema il Salento non è isolato. Anche le altre province del meridione hanno le loro difficoltà (con l’Italia – insieme alla Romania – alle prime posizioni per numero di abitanti che vivono in territori maggiormente inclini agli eventi ambientali estremi) e il quadro della situazione lo si evince dalla fotografia del programma europeo Espon che ha analizzando le zone che presentano forti fragilità agli eventi ambientali estremi.