Bari, lavori davanti al San Nicola: ruspe in azione su un vecchio campo di prigionia

«Qua verrà un altro paese». Le parole di un operaio attivo sull’area cantiere fronte stadio San Nicola sono emblematiche della portata dell’attività edilizia che si sta svolgendo in una zona dove, però, c’è un’enorme fetta di storia abbandonata. I lavori fanno riferimento a quella che era una dormiente variante urbanistica, la “Tondo di Carbonara”, che si è risvegliata nell’ambito del progetto della “Cittadella della giustizia”.

Da mesi i mezzi sono a lavoro, al momento attivi nell’opera di rimozione dei rifiuti, su un’area che non è solo quella demaniale, ma anche sull’ex area militare dove, secondo alcuni storici e studiosi locali, dovrebbe esserci un campo di prigionia della seconda guerra mondiale.

Le ricostruzioni

Torre Tresca era un quartiere per sfollati e più di un documento dell’epoca fa riferimento alla presenza di trincee, alcune delle quali tutt’ora esistenti ai fianchi dei canaloni. Ma quella che potrebbe essere una testimonianza importante della storia della città, potrebbe non essere mai conosciuta. «In 80anni – si interroga il meridionalista Canio Trione – in quella zona non si è mai potuto accedere e pensare di costruire nulla. Si trattava di un’area militare. Come mai ora si da il via libera? Cosa c’era prima? A queste domande possono rispondere gli archivi militari». Memorie storiche e testi fanno riferimento alla presenza di un campo di prigionia, il Campo 75, che era sotto giurisdizione militare. «Qualcuno tra coloro che ha dato i permessi – continua Trione – si è mai preoccupato di chiedere le piantine? Vedere i documenti di quel posto? Si tratta di una testimonianza importante del nostro passato, che dimostra che Bari, durante la guerra, ha avuto un peso molto più rilevante di quello che si crede. Lo dimostra il tentativo di sabotaggio dell’acquedotto e il bombardamento del porto di Bari il 2 dicembre del 1943. Non si comprende perchè, se come probabile ci sono testimonianze di un campo di prigionia, non debbano essere preservate preferendo invece tombare tutto e nascondere».

Gli ipogei

Nell’area dello stadio ci sono altre testimonianze storiche, alcune anche protette, di antichi ipogei e masserie che, a causa dei lavori, potrebbero risentirne. «Nella zona campo Profughi di Torre Tresca – ricorda il geologo ex presidente dell’Archeoclub di Bari Nino Greco – ci sono complessi ipogei oggi abbandonati a se stessi, anche se protetti. Tutto questo patrimonio non ha una finalizzazione, resta lì nella campagna. L’idea di un parco degli Ipogei è ferma, mentre sarebbe stata espressione di una nuova realtà, una bellezza da condividere». Gli attivisti, a seguito delle varie segnalazioni, hanno richiesto l’accesso agli atti per saperne di più e documentarsi sulla natura dei lavori che interesseranno l’area e, con l’aiuto di esperti, geologi, storici e archeologi, cercheranno di vederci chiaro.

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