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Rivoluzione al porto di Bari: in arrivo il nuovo terminal. In 5 anni le merci movimentate sono passate a 9 milioni

Il porto di Bari è pronto a cambiare, grazie ai lavori di costruzione del nuovo terminal che accoglierà i passeggeri di traghetti e navi da crociera sulla banchina 10. La gara per la realizzazione dell'opera è stata aggiudicata a fine febbraio dall'Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale al Consorzio fra cooperative di produzione…

Il porto di Bari è pronto a cambiare, grazie ai lavori di costruzione del nuovo terminal che accoglierà i passeggeri di traghetti e navi da crociera sulla banchina 10. La gara per la realizzazione dell’opera è stata aggiudicata a fine febbraio dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale al Consorzio fra cooperative di produzione e lavoro – Cons. Coop, per un importo complessivo di contratto di quasi 8 milioni di euro. A illustrare il risultato raggiunto il presidente dell’autorità portuale Ugo Patroni Griffi durante un incontro che si è svolto ieri a LetExpo, la fiera in corso a Verona sul mondo della logistica, dei trasporti e dei servizi alle imprese a cui partecipano circa 300 espositori posizionati in 5 padiglioni per una superficie totale di 60mila metri quadrati. Nel corso dell’evento fieristico sono stati previsti oltre 100 momenti di confronto tra membri del Governo e delle Istituzioni, rappresentanti delle imprese, delle associazioni, del mondo delle professioni e della formazione.

«Le banchine che stiamo realizzando nel porto di Bari erano state pensate già in passato ma erano bloccate – ha spiegato Patroni Griffi – Ho cercato di capire perché quest’opera così importante fosse al palo da 4 – 5 anni. Abbiamo dragato il porto con 650mila metri cubi in tre mesi e mezzo, utilizzando le migliori tecnologie. Sono lavori fattibili e numeri raggiungibili, se non si compiono certe opere vuol dire che ci sono altri tipi di ragioni dietro. Non si tratta di tecnologie mancanti, ma norme totalmente inadeguate». Tra le priorità, secondo Patroni Griffi, vi è proprio la necessità di innovare e semplificare la normativa sui dragaggi che, attualmente, risulta obsoleta e inadeguata e inficia la crescita infrastrutturale degli scali pugliesi, quello di Bari prima di tutti. «Noi abbiamo problemi normativi. Quello dei dragaggi è un problema vero per l’Italia. Il nostro Paese draga 5 milioni di metri cubi e la Francia ne fa 50 milioni all’anno, non è possibile competere – aggiunge Patroni Griffi -Noi ci siamo dati una normativa impossibile e questo non è giusto. Abbiamo tarpato una risorsa che invece avevamo. Il materiale del dragaggi che ci costringete a trattare come un rifiuto, non lo è ma è una ricchezza del Paese. Può essere usato per colmare le cave esauste, come materiale da costruzione, per fare gli argini. È un sottoprodotto in tutto il mondo mentre da noi è considerato un rifiuto». A corollario di questo discorso, il presidente dell’autorità portuale ha fornito numeri e interventi che hanno interessato il porto di Bari. «Dobbiamo immaginare la vocazione di ciascun porto. Non dobbiamo specializzare i porti, ma devono essere polifunzionali. Ciascuno scalo ha percentuali diverse nelle attività. Io ho preso un porto piccolo, non solo negli spazi, ma perché il porto di Bari veniva gestito su tre banchine addossate, ma era piccolo anche nelle movimentazioni con 4,2 milioni di tonnellate. Oggi a cinque anni dal mio insediamento, si avvicina a 9 milioni di tonnellate».

Il convegno è servito anche per parlare delle autostrade del mare e del ruolo di Bari in questo contesto. A dare un quadro preciso Guido Grimaldi, presidente di Alis e Corporate Short Sea Shipping Commercial Director Grimaldi Group, anche lui presente. «Noi di Grimaldi siamo i leader mondiali e lo siamo grazie al fatto che siamo aiutati, perché si va a sostegno delle aziende, da presidenti di porti che fanno un lavoro magistrale. Noi qualche anno fa decidemmo di creare un corridoio che partiva dai Balcani per arrivare alla Spagna e al Portogallo. Oggi spostiamo più di 30mila camion all’anno tra Igoumenitsa e Brindisi o Bari, continuano per Civitavecchia e arrivano a Barcellona. Questo vuol dire un risparmio della metà dei costi economici, per non parlare di quelli ambientali e sociali».

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