Nonostante il suo storico primato tra le regioni italiane per capacità installata da fonti rinnovabili, la Puglia adesso arranca. I dati diffusi dal Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia, elaborati sulla base dei report Terna, mostrano una regione in difficoltà a tenere il passo con gli ambiziosi obiettivi del Piano nazionale integrato per l’Energia e il Clima.
I risultati
A meno di sette mesi dalla scadenza del 2025, la variazione netta di potenza da fonti rinnovabili installata in Puglia si ferma a 1.706 megawatt (MW), ben lontana dal traguardo di 2.405 MW previsto dal decreto Aree idonee. Il gap è evidente: mancano all’appello 699 MW per raggiungere l’obiettivo fissato per la fine dell’anno, e già oggi il distacco rispetto al target intermedio di aprile (1.916 MW) è di 210 MW. Un arretramento preoccupante per una regione che dovrebbe, invece, guidare la transizione energetica italiana. Lazio, Lombardia e Piemonte, invece, superano ampiamente i loro obiettivi intermedi, la Puglia scivola indietro, insieme a Sicilia, Sardegna e Calabria. «È noto che la nostra regione sia in assoluto tra quelle a maggior potenziale in termini di produzione di energia da fonti rinnovabili – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – ma l’incertezza normativa generata anche dalla recente sentenza del Tar Lazio non giova alla chiarezza del quadro di riferimento». La sentenza in questione ha di fatto ristretto la possibilità delle Regioni di introdurre vincoli più rigidi rispetto alla normativa statale nell’individuazione delle cosiddette “aree idonee”. Se da un lato ciò mira ad accelerare l’installazione degli impianti, dall’altro ha generato confusione e rallentamenti, specialmente in territori complessi come quello pugliese, dove la pressione per tutelare paesaggio, agricoltura e turismo è particolarmente forte. Il decreto Aree Idonee stabilisce infatti non solo dove e come si possa realizzare un impianto rinnovabile, ma introduce anche un meccanismo di “burden sharing” tra Regioni e un regime sanzionatorio per le inadempienti.
Il futuro
La posta in gioco non è solo ambientale: le regioni che non raggiungeranno i target dovranno versare compensazioni economiche a quelle più virtuose, un’ulteriore penalizzazione in un contesto di già difficile. «È fondamentale trovare un punto di equilibrio – sottolinea Sgherza – tra i benefici delle fonti di energia rinnovabili e l’impatto che queste hanno sulla nostra identità territoriale». L’energia pulita, del resto, è una leva potente di sviluppo, ma solo se riesce a coinvolgere attivamente cittadini e imprese, trasformandosi in vantaggio diretto, in termini di riduzione delle emissioni e soprattutto di abbattimento dei costi in bolletta. Per la Puglia, dunque, il 2025 rappresenta un anno decisivo: o riuscirà a recuperare il terreno perduto, o vedrà svanire una delle sue principali occasioni per guidare la rivoluzione verde in Italia.