Dopo un lungo braccio di ferro la giunta regionale ha approvato ieri il disegno di legge per localizzare i nuovi impianti ad energia rinnovabile: una pioggia di progetti attesi per i prossimi sei anni in Puglia, fino al 2030, per una potenza di 7,4 gigawatt sui 30 da approvare complessivamente in Italia. A sbloccare le nuove installazioni è stato il decreto statale, approvato a luglio scorso, che ha dato carta bianca alle Regioni per individuare le zone idonee: un provvedimento dalle maglie molto larghe che tecnicamente rischiava di spianare la strada a insediamenti “selvaggi” di pale e pannelli, considerando l’“assalto” sferrato negli ultimi decenni in Puglia, oggi “regina” delle rinnovabili a livello nazionale con centinaia di impianti alcuni dei quali molto impattanti.
La contesa
Da qui le difficoltà che ha incontrato il disegno di legge approvato ieri dalla Giunta dopo che per mesi gli assessorati a Sviluppo economico e Ambiente hanno letteralmente litigato. Il primo fa capo all’assessore Alessandro Delli Noci, favorevole a ratificare con qualche modifica le regole nazionali. Il secondo, invece, fa capo all’assessora Serena Triggiani, decisa a mettersi di traverso a tutela di ambiente e paesaggi. L’altro giorno la mediazione è arrivata dopo l’ultimo vertice tenuto in presidenza.
La svolta
La Regione Puglia consentirà l’installazione dei nuovi impianti, ma rispettando le indicazioni del Pptr, cioè il piano paesistico, che esclude diverse zone. In particolare il divieto scatterà in 14 tipologie di aree come boschi, grotte, lame, gravine, corsi d’acqua, la rete dei sti del circuito Natura 2000 e la rete delle oasi naturali protette o speciali. Per il fotovoltaico è prevista l’installazione solo sui tetti di abitazioni, uffici ed aziende, esclusa tassativamente a terra, a eccezione dell’agrovoltaico.
Via libera agli impianti, invece, in cave o miniere abbandonate, sui terreni in disuso di proprietà di ferrovie o autostrade o su suoli dove risultano già in funzione generatori a vento o pannelli solari a condizione che non venga aumentata oltre il 20% l’occupazione dei suoli. Nel testo di dodici articoli sono previste corsie privilegiate per favorire la decarbonizzazione dell’ex Ilva e spingere al massimo l’introduzione dell’idrogeno sbloccando nuovi impianti per alimentare la nuova fonte di approvvigionamento.
La procedura
Il disegno di legge va ora girato alle Commissioni consiliari dove sarà necessario ascoltare il parere dei portatori di interesse, in particolare delle associazioni ambientaliste. Dopodiché scatterà il conto alla rovescia per approvare tassativamente entro fine dicembre, scadenza fissata dal decreto statale, la norma pugliese sull’individuazione dei siti idonei. In caso contrario la Puglia sarebbe costretta a far valere il decreto statale che, di fatto, equivale a una liberalizzazione selvaggia dagli effetti devastanti per il territorio.