Avrà trenta miliardi il prossimo governo per mettere un freno ai rincari delle bollette energetiche che stanno per riversarsi sulle famiglie. Una coperta corta secondo Confindustria, che spinge per uno stanziamento da cinquanta miliardi anche attraverso uno scostamento di bilancio. «Nei mille e oltre miliardi di spesa pubblica riconfigurare il 4-5% del totale. Si può fare e si deve», ha sottolineato ieri il presidente Carlo Bonomi. In attesa del nuovo governo che avrà il complicato compito di sbrogliare la matassa, nella maggioranza si discute su due ipotesi. La prima riguarda una moratoria di sei mesi nel pagamento delle bollette non pagate. Una boccata d’ossigeno, dunque, ma che avrebbe effetto temporaneo. Sul tavolo, poi, c’è un ulteriore sostegno “una tantum” in favore delle famiglie con Isee superiore ai 12 mila euro.
La sfida dell’Europa: un recovery found come con la pandemia?
L’Unione Europea, intanto, si appresta a mettere in campo una proposta unitaria per contenere l’aumento del costo energetico. A sottolinearlo è stata ieri la presidente della Commissione Ursula von der Leyen. «Entro le prossime due settimane – ha affermato – arriveremo ad una proposta per calmierare i prezzi dell’energia e dell’elettricità».
L’idea di usare le risorse del Fondo di Coesione
La proposta che più sta facendo discutere, però, è quella che riguarda i soldi non spesi del Fondo di Coesione. Risorse per lo più destinate al Sud che una parte della maggioranza sarebbe disponibile a dirottare sul caro bollette. Il timore, dunque, è che il Mezzogiorno sia chiamato ancora una volta a fare una rinuncia, in favore del “bene del Paese”.
Con il decreto Cingolani possibile un risparmio in bolletta di 260 euro
Con il recente decreto firmato dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, ogni famiglia potrebbe risparmiare più di 260 euro in bolletta. A fare i conti al provvedimento sono stati gli istituti di ricerca mUp Research e Norstat in una indagine commissionata dal portale Facile.it. Il problema, evidenziato anche dallo studio, è che oltre quattro milioni di italiani sarebbero pronti a non rispettare le indicazione per abbattere i consumi.
Le imprese sono sempre più pessimiste
Intanto, le aziende sono sempre meno ottimiste sulla situazione economica. Da una indagine condotta da Banca d’Italia, per un terzo di esse le difficoltà legate al caro energia sono aumentate drasticamente rispetto allo scorso trimestre. «L’impulso della domanda, che aveva sostenuto l’attività negli ultimi trimestri, è venuto meno – si legge nello studio – e le attese delle imprese non ne prefigurano una ripresa nei prossimi mesi. Segnalata anche una moderata revisione al ribasso dei piani di investimento per il 2022».
La mossa della Regione Puglia
Con l’approvazione in Consiglio regionale di mercoledì del contributo del 3% per le aziende che realizzano sul territorio pugliese infrastrutture e impianti energetici, l’assise di via Gentile prova a dare una risposta all’onda di aumenti che hanno travolto, e a breve termine continueranno a farlo, le famiglie pugliesi. Una iniziativa che, però, non vede tutti d’accordo. C’è chi, però, si sarebbe aspettato un provvedimento più “coraggioso”. È il caso dei consiglieri regionali Paolo Pagliaro e Antonio Scalera. «Era stato presentato un emendamento che prevedeva ristori anche da parte delle società che producono energia da fonti fossili sul nostro territorio, come la centrale termoelettrica Federico II di Cerano – sottolineano-. Un impianto fra i più inquinanti d’Europa, che ha devastato l’ambiente e la salute dei salentini, producendo profitti enormi nelle casse di Enel e zero benefici per il territorio».