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Rifiuti, a Bari pochi centri di raccolta e inadeguati: così la città si trasforma in discarica

È ormai sotto gli occhi di tutti: tra cassonetti straripanti e ingombranti abbandonati per strada, i rifiuti, a Bari, sono diventati un’emergenza. E dalla commissione Qualità dei Servizi, dove ieri si è tenuta l’audizione del presidente di Amiu Paolo Pate, una soluzione è emersa: inaugurare nuovi centri comunali di raccolta nei cinque depositi zonali. Il…

È ormai sotto gli occhi di tutti: tra cassonetti straripanti e ingombranti abbandonati per strada, i rifiuti, a Bari, sono diventati un’emergenza. E dalla commissione Qualità dei Servizi, dove ieri si è tenuta l’audizione del presidente di Amiu Paolo Pate, una soluzione è emersa: inaugurare nuovi centri comunali di raccolta nei cinque depositi zonali. Il problema? I depositi zonali non rispetterebbero le norme comunitarie.

Come dichiarato da Pate, allo stato attuale, il Comune di Bari può contare soltanto su un centro di raccolta che funziona a pieno regime, quello di viale Fluzio, nella zona industriale. Stando alla normativa vigente, però, nelle zone in cui è in vigore la raccolta differenziata, andrebbe organizzato un centro di raccolta ogni 35mila abitanti. «Attualmente, a Bari, la differenziata serve una platea di circa 180mila persone», ha dichiarato Pate in commissione, constatando l’incapacità del centro di viale Fluzio a risolvere le problematiche del territorio. La soluzione potrebbe essere quella di trasformare i depositi zonali in centri di raccolta, ma solo uno rispetta le norme comunitarie per diventarlo. Si tratta di quello di via Martin Luther King, a Poggiofranco. «Qui – ha dichiarato Pate – abbiamo attivato tutte le procedure per inaugurare un nuovo centro di raccolta comunale». Una situazione di emergenza a cui l’azienda ha deciso di rispondere istituendo, a ottobre, i centri di raccolta mobili. Sono tre le postazioni che dal lunedì al sabato si alternano in più punti della città, dalle 7.30 alle 11, e in cui gli utenti possono conferire oli vegetali esausti, pile, piccoli Raee e gli ingombranti, con il limite di tre pezzi a utenza. Un’iniziativa che, stando ai numeri dati da Pate, si è rivelata finora positiva. «Da novembre – ha spiegato il numero uno di Amiu – gli utenti che fruiscono del servizio sono aumentati di 700 unità». Esemplare, per Pate, è il caso di viale Lazio, al rione San Paolo. «Qui – ha dichiarato – abbiamo raggiunto la cifra record di cento utenti in tre ore».

La soluzione dei centri mobili rimane però provvisoria e incapace di offrire un servizio adeguato alle esigenze della città. A dimostrarlo sono le tante denunce di ingombranti abbandonati per le strade urbane, che ogni giorno riempiono i quotidiani locali. In prima linea nell’evidenziare queste criticità, l’attivista di Retake-Bari Dino Rizzi. «Il Comune deve dire le cose come stanno – incalza Rizzi – per esempio che gli ingombranti, anche quelli dotati di codice, restano nel punto di ritiro designato anche per alcune settimane». «A che serve organizzare centri mobili se poi i cassonetti sono senza coperchio, se i cestini sono pieni, se i bidoni non vengono mai lavati? – prosegue Rizzi – A che serve farlo se poi una strada come via Netti si trasforma in discarica ogni tre giorni?». Per Rizzi, la responsabilità è trasversale, e chiama in causa anche «la polizia locale, che non svolge sufficienti controlli per prevenire queste situazioni». «Auspico – conclude Rizzi – che il Comune si renda conto in che situazione vivono i baresi, e faccia qualcosa per risolvere queste criticità, senza ignorarle».

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