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Ricerche archeologiche subacquee e costiere in Salento: la nuova campagna dell’Università

È partita la nuova campagna di ricerche archeologiche subacquee e costiere in Salento. I nuovi scavi, diretti dalla professoressa Rita Auriemma, docente di Archeologia subacquea dell'Università del Salento, affiancata dai suoi collaboratori, hanno l'obiettivo di ricostruire lo sviluppo complessivo delle strutture individuate nel 2020 e già parzialmente indagate nelle campagne 2021 e 2023, nel comprensorio…

È partita la nuova campagna di ricerche archeologiche subacquee e costiere in Salento. I nuovi scavi, diretti dalla professoressa Rita Auriemma, docente di Archeologia subacquea dell’Università del Salento, affiancata dai suoi collaboratori, hanno l’obiettivo di ricostruire lo sviluppo complessivo delle strutture individuate nel 2020 e già parzialmente indagate nelle campagne 2021 e 2023, nel comprensorio della Riserva naturale e Oasi Wwf ‘Le Cesine’ nel Comune di Vernole.

La campagna del Dipartimento di Beni culturali dell’Università del Salento, si protrarrà fino al 30 giugno. Le evidenze archeologiche, in località ‘Posto San Giovanni’, lungo la costa tra San Cataldo e ‘Le Cesine‘, nelle vicinanze dell’Edificio idrovoro della riforma agraria, sono in gran parte di età romana e provano l’esistenza di un importante complesso portuale.

Prosegue lo scavo della fondazione del molo, che si sviluppa a circa 15 metri dalla costa, verosimilmente in corrispondenza della riva antica, da meno di un metro a 3,5 metri di profondità. Larga 8 metri, la struttura è realizzata in grandi blocchi giustapposti, originariamente sovrapposti ma oggi crollati e sparsi a causa della forza disgregatrice del moto ondoso, e mostra a intervalli piuttosto regolari grandi blocchi parallelepipedi con un lato sagomato interpretabili come possibili bitte, anch’essi in crollo, altri blocchi lavorati e canalette.

Le ricerche del 2023 hanno rivelato l’estensione notevolmente maggiore sia per la radice, sia per la testata del molo e hanno permesso di accertare la continuità tra le due aree, inizialmente distinte, mostrando per il molo uno sviluppo complessivo a L di quasi 150 metri.

La struttura è simile per imponenza e per la tecnica edilizia a cassone, tipica delle strutture di approdo dell’Adriatico e di altre aree del Mediterraneo orientale, alla parte sommersa del grande molo di Adriano sito più a nord, a San Cataldo, ma potrebbe essere addirittura più antica di quest’ultimo.

Autori antichi ricordano lo sbarco di Ottaviano da Apollonia al porto di Lupiae, che doveva quindi godere di una certa considerazione nella seconda metà del I secolo a.C. ed essere forse già munito di alcune infrastrutture, per accogliere la nave del futuro imperatore Augusto.

Le verifiche proseguono anche per la cosiddetta Chiesa sommersa, i resti di un edificio con la base intagliata in uno sperone roccioso e l’elevato dei muri in cementizio e la cui possibile identificazione con una torre-faro è un’ipotesi ancora da verificare, e per le strutture a terra, che mostrano una serie di vasche scavate nella roccia, probabilmente per la produzione del sale, e alcuni ambienti forse databili a età tardorepubblicana.

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