«Chi lavora in regola e viene fermato è costretto a pagare le multe. Gli abusivi, invece, da nullatenenti, non pagano mai. Andranno avanti come hanno fatto finora mentre noi, onesti, saremo costretti a fermarci. È a rischio il lavoro di più di cento persone». Stefano Martellotta ha cinquant’anni e fa il pescatore di ricci da più di vent’anni. Lo stop in tutta la Puglia imposto dalla normativa regionale peserà non poco sul suo reddito ma teme anche che, alla fine dei tre anni, la situazione possa non migliorare.
«Andava vietata la vendita in alcuni mesi all’anno, nei periodi di fecondazione del riccio – afferma -. Noi staremo fermi e il prodotto arriva dall’estero. Solo così si sarebbe impedito il proliferare dell’abusivismo. Loro usciranno lo stesso in mare e, quando fermati, non pagheranno le multe. Noi che siamo in regola, invece, se lo facessimo non potremmo tirarci indietro dal pagamento».
Lo stop alla commercializzazione invece, a suo dire, avrebbe cambiato radicalmente le cose.
«Il mercato pugliesi rappresenta circa il 90% delle importazioni di prodotto dall’estero – precisa Martellotta – . Se si ferma la Puglia si ferma il settore a livello europeo. Facendo così, però, si penalizza solo chi è in regola e non si fermerà comunque la pesca in mare».
Il tutto impatta su una professione che, per essere svolta in correttezza, richiede il sostegno di non pochi costi.
«Ogni anno pago circa mille euro per le analisi e il rinnovo della licenza – ricorda il pescatore -. Rispettiamo i giorni e gli orari di pesca e non ne raccogliamo più di 600-700 a giornata. Il tutto per un guadagno, tolte le spese, di poco più di cento euro. Ovviamente chi non ha regole non rispetta tutto questo».
Stefano Martellotta punta l’indice contro i politici che hanno voluto questa legge.
«Solo chi non scende in mare può pensare che una norma del genere possa risolvere il problema. Tra tre anni saremo allo stesso punto. Dovevano farci lavorare e fare seriamente i controlli».
Stefano non crede che i ristori possano compensare i danni economici. «Per ora di concreto non c’è nulla – afferma -. Nel frattempo cento famiglie perderanno il reddito. Io per fortuna ho anche altri impieghi, sempre legati alla pesca, ma tanti altri perderanno l’unica fonte di sostentamento per tre anni».