Reti Ten-T fino al Salento, l’Ue: «Sì, ma solo nel 2040». Intanto si lavora al corridoio 8 con i Balcani

Nella giornata di ieri la commissione Trasporti (Tran) del Parlamento europeo, in merito alla partita che il Salento gioca da anni per rientrare tra le reti Ten-T, ha votato all’unanimità il riconoscimento di Lecce come nodo urbano, ma a questa decisione non è seguita quella di prolungare il corridoio Baltico-Adriatico fino a Brindisi e Lecce. Rientrare nelle reti Ten-T garantirebbe ingenti risorse per infrastrutturare il Salento.

«Il riconoscimento del nodo urbano di Lecce – spiegano i deputati forzisti Mauro D’Attis e Andrea Caroppo – è importante perché ci è sempre stato detto che il motivo per il quale fino ad ora non si è esteso il corridoio fino al Salento è legato al fatto che non c’erano nodi urbani riconosciuti a sud di Bari. Superato questo primo scoglio, adesso in sede di trilogo (si intende la trattativa tra le tre istituzioni europee, vale a dire Consiglio, Parlamento e Commissione, ndr) serve uno sforzo ulteriore per ottenere l’allungamento della rete». I due deputati fanno inoltre sapere che «grazie ad un emendamento di Forza Italia alle linee guida per lo sviluppo della rete Ten-T, il prolungamento del corridoio dei Balcani occidentali attraverso il mare Adriatico fino a Bari entra nella mappa dei corridoi di trasporto europei. Un intervento fondamentale – proseguono – che ci auguriamo serva da volano per lo sviluppo di tutta la Regione, in particolare del porto di Brindisi e del Salento, anche grazie al riconoscimento di Lecce come nodo urbano».

L’europarlamentare del M5s, Mario Furore, definisce «ottima la proposta di una rete intermedia, la Extended Core, che dovrà essere completata per il 2040 e che vede adesso l’inserimento della linea ferroviaria Bari-Brindisi-Lecce, con Lecce che è stata inserita anche come nodo urbano». «Tuttavia – aggiunge – non posso nascondere la mia tristezza per il fatto che il mio emendamento per inserire anche Brindisi quale nodo urbano non sia stato ritenuto ammissibile per la posizione contraria della Commissione europea».

Rispetto ai criteri per essere riconosciuti come porti core, che al momento sono incentrati esclusivamente sulla quantità di merci movimentate, la speranza della politica brindisina e delle istituzioni è che possano essere rivisti, dato che il porto di Brindisi non vanta traffici di merci sufficienti.

L’organizzazione europea dei porti marittimi (Espo) ritiene in merito che sia giunto il momento di tenere conto anche del ruolo cruciale che i porti svolgono come fulcro nella transizione verde e nella sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Argomentazioni che favorirebbero il porto di Brindisi, che si struttura come hub energetico. «Tutti i politici meridionali, pugliesi e di Brindisi devono supportare questa posizione», ha commentato il presidente dell’Autorità portuale, Ugo Patroni Griffi.

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