«Ci sono 6,6 miliardi messi a disposizione dal Pnrr per le politiche del lavoro ma ad oggi non sappiamo come, quando e quanto queste risorse avranno una ricaduta sul territorio pugliese». Ad affermarlo è il segretario organizzativo della Uil e commissario straordinario della Uil Puglia, Emanuele Ronzoni, che cita un primato negativo del territorio regionale: quasi un percettore di reddito di cittadinanza su dieci in Italia è pugliese.
La misura di sostegno al reddito introdotta nel 2019, dunque, continua ad essere un salvagente per quanti nella regione non riescono a entrare o rientrare nel mondo del lavoro ma, allo stesso tempo, non funzionano le politiche di ri-occupazione e nuovo inserimento nel mondo del lavoro.
«I dati pugliesi – prosegue Ronzoni – sono in controtendenza rispetto sia alle regioni del Nord che del centro Italia che hanno saputo fronteggiare l’inaspettata crisi economica e sociale legata alla pandemia creando le condizioni per riassorbire nel mondo del lavoro la più ampia platea possibile. Così non è stato in Puglia. Il reddito di cittadinanza è una misura di sostegno fondamentale, specialmente in questo periodo storico, per chi non riesce ad arrivare a fine mese, ma nulla ha a che fare con le politiche del lavoro. Lavoratrici e lavoratori continuano a essere dimenticati quando dovrebbero essere il perno sul quale ruota tutta la politica economica della Puglia».
Secondo il sindacalista a mancare sarebbe la progettualità ma anche i controlli sul rispetto dei contratti collettivi.
«Se circa due terzi dei percettori di reddito sono inabili, c’è sempre un terzo che vede nel reddito di cittadinanza l’unica alternativa accettabile – prosegue il commissario Puglia della Uil Emanuele Ronzoni-. Il lavoro povero e i salari bassi sono spesso l’unica offerta disponibile per queste persone. La Regione deve e può muoversi per colmare questo gap che ci vede, ancora una volta indietro rispetto al resto del Paese» conclude il sindacalista della Uil.