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Punta Perotti, Emiliano: «Demolizione legittima». Il Comune di Bari: «Valutiamo ricorso»

«Nessun dubbio sulla demolizione di Punta Perotti» afferma il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che all'epoca dell'abbattimento era sindaco di Bari, commentando la sentenza della Corte di appello di Bari che ha condannato Comune, Regione e ministero della Cultura a risarcire in solido 8,7 milioni a Sudfondi srl. «La sentenza della Corte d'Appello di…

«Nessun dubbio sulla demolizione di Punta Perotti» afferma il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che all’epoca dell’abbattimento era sindaco di Bari, commentando la sentenza della Corte di appello di Bari che ha condannato Comune, Regione e ministero della Cultura a risarcire in solido 8,7 milioni a Sudfondi srl.

«La sentenza della Corte d’Appello di Bari – dice Emiliano – ha condannato gli Enti convenuti in giudizio per aver consentito agli inizi degli anni ’90 la realizzazione di Punta Perotti e non certo per aver disposto l’abbattimento. Quindi parliamo di responsabilità amministrative risalenti nel tempo. Infatti, la Corte territoriale ha ritenuto che all’epoca della adozione (1990) e della approvazione (1992) delle due lottizzazioni e relativo rilascio della concessione edilizia (1994) il Comune non potesse farlo, perché lì non si poteva costruire, per la presenza dei vincoli di inedificabilità previsti dalla normativa regionale e statale vigente. Quindi i piani di lottizzazione non erano legittimi, perché privi della necessaria autorizzazione paesaggistica. Finalmente una parola chiara e, spero, definitiva sulle responsabilità politiche e amministrative di questa vicenda».

Per il Comune di Bari «la Corte d’Appello ha enormemente ridimensionato la richiesta della società costruttrice che ammontava a circa 540 milioni di euro», si legge in una nota. «La Corte ha, inoltre, respinto la maggioranza delle richieste avanzate dalla Sudfondi, accogliendo solo una parte della domanda, limitando il danno risarcibile a poco più di 8 milioni euro, oltre interessi», fanno sapere da Palazzo di Città.

«La sentenza, molto articolata e corposa, è in fase di esame da parte del collegio difensivo del Comune di Bari» continua una nota dell’amministrazione, evidenziando però che «la condanna, così limitata, è nei confronti in solido del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Puglia e del Comune per atti amministrativi, adottati agli inizi degli anni 90. All’esito dell’esame della sentenza, il Comune valuterà l’eventuale impugnazione del provvedimento, il cui limitato esito negativo è ampiamente coperto dai fondi rischi appostati da questa amministrazione nel proprio bilancio».

Decaro chiarisce che «il Comune oggi è chiamato a farsi carico di responsabilità ascrivibili all’epoca in cui vennero rilasciati i titoli edilizi, risalenti agli anni 90. La sentenza chiarisce però inequivocabilmente che la richieste esorbitanti proposte dalla società costruttrice erano infondate per il 98%. Sarebbero infatti dovuti solo 8 milioni rispetto ai 540 milioni richiesti».

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