Pugliesi indebitati e nella morsa dell’usura. Crollano le denunce ma la legge è inadeguata

Ha un’età compresa fra i 48 e i 57 anni, a volte pensionato, nella maggior parte dei casi è di sesso maschile e ha una famiglia molto numerosa da mantenere. L’identikit della vittima di usura, come tratteggiato dalle associazioni e fondazioni antiusura che fanno parte della Consulta nazionale “San Giovanni Paolo II”, racconta molteplici vite, alle prese con un fenomeno «allarmante», e in crescita.

Il richiamo all’urgenza di un approccio nuovo e più integrato con le banche arriva dai lavori del convegno “L’azione delle Fondazioni anti usura per promuovere la dignità umana in questo tempo di crisi”, svoltosi ieri a Bari. Un approccio che poggia le basi, prima che sull’intervento di sostegno che segue alla denuncia, sulla collaborazione con le banche come concreta forma di prevenzione. Ma non solo: sulla modifica normativa a quanto oggi esistente, nella direzione dei privati o dei piccoli imprenditori, prede gustose delle organizzazioni speculatrici.

L’allarme sui numeri in crescita (come emerge dalle operazioni di polizia) di estorsioni e usura, fenomeni strettamente intrecciati, e in misura inversamente proporzionale sulle denunce in calo, è stato lanciato dalla commissaria straordinaria del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, Maria Grazia Nicolò: «Gli ultimi dati parlano di un aumento dell’usura anche al Nord – ha premesso – mentre al Sud c’è prevalenza del fenomeno estorsivo. Nel corso del 2021 abbiamo visto un aumento del fenomeno dell’usura – ha proseguito – nel 2022 una leggera diminuzione».

Ma «la crisi energetica e l’inflazione sono in aumento, quindi si presume – ha aggiunto – che il fenomeno, sia estorsivo sia usuraio, possa crescere ulteriormente». Previsioni che allarmano, soprattutto se si considerano i numeri delle denunce, in calo dal 2019 al 2022, per entrambi i reati. E allora, si passa dalle 43 per estorsione e 40 per usura nel 2019, rispettivamente a 26 e 16, con una discesa progressiva.

Concetto ribadito anche dalla prefetta di Bari, Antonella Bellomo: «Sul nostro territorio ci sono diverse categorie a rischio – ha spiegato – Innanzitutto le famiglie che ricorrono all’usura per sostenere anche le spese sanitarie, ma anche i commercianti, compresi gli ambulanti, sui quali la crisi del Covid ha inciso in modo profondo. Gli strumenti che ci sono vanno bene – ha evidenziato – ma l’opinione pubblica andrebbe sensibilizzata sul tema delle denunce anche attraverso le associazioni di categoria».

Non di soli numeri si tratta, ma di vite, di persone con esigui redditi da occupazione o che, comunque, hanno problemi di cattiva gestione del denaro. E “le difficoltà finanziarie nelle quali si trovano – si legge nella Ricerca svolta dall’Università Cattolica Fondo per la prevenzione dell’usura e il ruolo delle Fondazioni Antiusura come enti gestori, presentata dalla sottosegretaria del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede, Antonella Sciarrone Alibrandi – sono legate soprattutto a eventi relativi all’attività lavorativa, come la perdita del lavoro, la cassa integrazione o la riduzione dei redditi.

«Occorre favorire le denunce introducendo un codice rosso, ovvero un canale preferenziale delle denunce più veloce e snello per evitare che le persone che hanno denunciato gli usurai restino troppo tempo in un limbo», ha poi aggiunto ieri la sottosegretaria. – Bisogna fare in modo che le persone in difficoltà economica restino nel circuito legale del credito, favorendo l’accesso alle banche attraverso il meccanismo del fondo di prevenzione, strumento utilizzato dalle fondazioni. Occorre incrementare la collaborazione fra il settore bancario e il no profit e ammettere che queste associazioni possano erogare direttamente i prestiti di piccolo importo».

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