Quasi la metà degli operatori sanitari che lavorano in Puglia ha subito violenza sul posto di lavoro. È quanto emerge da uno studio condotto su tremila lavoratori del sistema sanitario regionale sul tema della violenza contro medici e infermieri, pubblicato sulla rivista “La medicina del lavoro“, organo della Società italiana di Medicina del lavoro (Siml).
Dallo studio emerge che il 42% degli operatori sanitari pugliesi è stato vittima di violenza. Il 29% ha subito aggressioni nell’ultimo anno. Le categorie maggiormente interessate dal fenomeno sono rappresentate dai medici (34,7%), infermieri (32,9%) e farmacisti ospedalieri (31,9%).
La ricerca dal titolo “Gender disparities in workplace violence among italian healthcare workers: a croll-selectional study” è stata commissionata dal direttore del dipartimento salute della Regione Puglia Vito Montanaro dopo le ripetute aggressioni ed è stata eseguita tramite utilizzo del Sistema regionale di gestione integrata della Sicurezza sul lavoro col supporto di Uniba e Fnomceo.
La violenza verbale è l’aggressione più comune (87%), seguita da violenza fisica (12%) e molestia sessuale (3%). Le persone che si identificano con un genere non binario sono state colpite in misura maggiore da episodi di violenza (39,5%) rispetto agli operatori di sesso maschile e femminile. Gli episodi si verificano maggiormente nei turni notturni per mancanza o ritardo nelle cure o comunicazione di notizie infauste.
«Siamo vicini a tutti gli operatori e operatrici che hanno subito violenze negli ospedali e negli altri luoghi del servizio sanitario regionale», commenta il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. «Sappiamo che le cause sono molteplici e la collaborazione con le forze dell’ordine è fondamentale – prosegue -, ma anche che bisogna studiare e prevenire ogni atto sconsiderato che danneggia chi quotidianamente è al servizio dei cittadini sfidando molte difficoltà strutturali».
La Regione Puglia, aggiunge Montanaro, «ha iniziato una complessa analisi del fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari, che è già arrivata alla sottoscrizione di protocolli d’intesa con le Prefetture e con l’implementazione di nuove figure nei reparti a rischio, come i pronto soccorso, dove si sta sperimentando l’attivazione dell’Infermiere di processo».