Chiedono case ma non hanno nemmeno containers e sono costretti a vivere in tende o baracche. Un centinaio di migranti, componenti di un comitato spontaneo e autorganizzato, che vivono e lavorano nelle campagne della provincia di Foggia che stamattina hanno deciso di manifestare davanti al Cara di Borgo Mezzanone, il centro di accoglienza per richiedenti asili costruito nel 2005 in cui si trova la sede della commissione territoriale per il diritto di asilo.
«Siamo le persone che abitano nel “ghetto” di Borgo Mezzanone. Alcuni di noi vivono qui da tempo, altri sono arrivati da poco. Molti di noi lavorano in agricoltura, e da anni ci organizziamo in autonomia per avere una vita migliore. Siamo scesi in strada tante volte, abbiamo alzato la voce e trovato il modo per farci ascoltare, perché non accettiamo che la nostra vita dipenda da un documento», hanno affermato i partecipanti alla manifestaizone.
«Non è giusto essere sfruttati mentre molti fanno i loro interessi e si arricchiscono alle nostre spalle: i padroni, chi costruisce i campi dove viviamo, chi li gestisce, chi decide le politiche migratorie e spesso anche le organizzazioni che dovrebbero difenderci, come i sindacati – hanno proseguito -. La vita nei centri di accoglienza e nei campi di lavoro non è la vita che vogliamo tantomeno se dobbiamo vivere nelle tende o nei container, che non sono case vere, ma solo strutture precarie che arricchiscono chi le costruisce e chi le gestisce, dove non siamo liberi e veniamo isolati».
Oltre a una casa i migranti in protesta chiedono a Regione, prefetto e governo «l’apertura immediata dei nuovi container per le persone che ne hanno necessità, che la commissione territoriale riduca i tempi di attesa a chi fa richiesta di protezione, considerando le condizioni di vita e di lavoro che da anni – concludono dal comitato – siamo costretti a sopportare e chiarezza sui tempi e le modalità di realizzazione del progetto Pnrr».
I migranti hanno occupato il campo realizzato due anni fa dalla Regione Puglia con moduli abitativi che, però, non sono ancora disponibili. «Non usciremo da qui fino a quando non entreremo nei moduli abitativi».
Sul posto ci sono le forze dell’ordine che stanno monitorando l’evolversi della protesta avviata da un centinaio di migranti che minaccia di «non uscire dal campo fino a quando non otterremo l’ingresso nelle abitazioni, e questo deve avvenire nell’immediato».
«Il governo ha destinato più di 53 milioni dei fondi del Pnrr al comune di Manfredonia per l’eliminazione del ghetto di Borgo Mezzanone e per trovare soluzioni abitative alternative per i lavoratori agricoli. A gennaio è stato firmato l’accordo per il progetto, che però – hanno sottolineato i migranti – ripete il solito copione e propone soluzioni inaccettabili: da un lato realizzare “foresterie” (cioè nuovi campi), dall’altro riadattare le borgate della bonifica o della riforma agraria».