Protestano i cerealicoltori: «Basta speculazioni e più tutela per il Made in Italy». Lunedì sit-in al porto di Bari

Più tutela per i produttori cerealicoli italiani, una task force che verifichi la provenienza e la salubrità dei grani che arrivano nei porti in Italia, l’attivazione di un Registro telematico e del pacchetto di azioni previste dal programma Granaio d’Italia: sono le richieste degli agricoltori pugliesi che, lunedì prossimo, terranno un sit-in davanti al Varco della Vittoria all’ingresso del porto di Bari.

L’iniziativa è promossa da Cia Agricoltori italiani Puglia e avrà luogo alle 10:30 con centinaia di produttori cerealicoli che arriveranno dall’area metropolitana di Bari, dalla Capitanata, dalla Bat e dalle province di Brindisi, Lecce e Taranto.

Alla manifestazione sono stati invitati e parteciperanno numerosi sindaci, consiglieri e assessori regionali, senatori, deputati e parlamentari europei.

«La battaglia sul valore del grano duro riconosciuto ai nostri cerealicoltori non si ferma», annuncia Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani. «Le quotazioni sono troppo basse e le speculazioni in atto danneggiano enormemente il settore. La petizione lanciata dalla Cia (https://chng.it/zVC8sWyT75) ha avuto un’ulteriore impennata raggiungendo quasi 70mila firme».

Oltre al sostegno di Regione Puglia, Anci Puglia e Provincia di Foggia, finora sono questi i comuni che hanno aderito con specifica deliberazione di Giunte e Consigli comunali: Altamura, Andria, Alberona, Apricena, Barletta, Bitonto, Canosa di Puglia, Casalnuovo Monterotaro, Castelluccio dei Sauri, Cassano delle Murge, Castellana Grotte, Casalvecchio di Puglia, Cerignola, Chieuti, Conversano, Corato, Gravina in Puglia, Lucera, Lesina, Molfetta, Motta Montecorvino, Minervino Murge, Monte Sant’Angelo, Orsara di Puglia, Palo del Colle, Poggiorsini, Roseto Valfortore, San Severo, Sammichele di Bari, Sannicandro di Bari, Santeramo in Colle, Serracapriola, Terlizzi, Toritto, Torremaggiore, Triggiano, Troia, Spinazzola e Vico del Gargano.

«Se non sappiamo nemmeno da dove provengono e quali standard di salubrità caratterizzano i grani che arrivano nei nostri porti, allora occorre che ci spieghino perché si continua a parlare di Sovranità Alimentare», aggiunge Sicolo. «C’è un altro aspetto inquietante, inoltre. Se le massicce quantità di grano importato che arrivano nei nostri porti fossero di provenienza russa, allora saremmo di fronte alla palese e gravissima violazione dell’embargo imposto a chi ha scatenato la guerra in Ucraina. Occorre una task force che verifichi nei porti, nave per nave, il dna e la provenienza della valanga di frumento utilizzata per far crollare il valore riconosciuto al grano dei nostri produttori. Bisogna tornare a gridarlo con forza: c’è una paurosa speculazione in atto e l’Italia, con i suoi cerealicoltori e consumatori, è la prima vittima».

La denuncia di Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani, va dritta al punto: parte del grano ufficialmente proveniente da Turchia e Kazakistan potrebbe essere di provenienza russa. Nelle ultime settimane, nei porti italiani sono arrivati milioni di tonnellate di grano importato dalle zone in cui il frumento ha un prezzo bassissimo, commisurato alla sua qualità. Una manovra speculativa globale che ha determinato il crollo delle quotazioni. «La nostra protesta continuerà finché il Governo italiano non adotterà misure urgenti e adeguate per fermare questa infame e gravissima speculazione».

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