Prima in Vaticano poi in Cattedrale a Foggia, il pallio arcivescovile a monsignor Ferretti

Sarà imposto con una solenne liturgia nella Cattedrale di Foggia da un legato pontificio nei prossimi mesi, ma intanto nel giorno della festività dei Santi Pietro e Paolo, in Vaticano monsignor Giorgio Ferretti ha vissuto un’altra emozionante pagina del suo percorso vescovile.

La cerimonia

«Io Giorgio, arcivescovo di Foggia-Bovino, sarò sempre fedele e obbediente al beato Pietro apostolo, alla Santa, Apostolica Chiesa di Roma, a te, Sommo Pontefice, e ai tuoi legittimi Successori. Così mi aiuti Dio onnipotente». Sono state la parole pronunciate nella basilica vaticana, dal presule di Foggia davanti a papa Francesco che benedice e consegna il pallio al pastore della chiesa di Capitanata. Il rito, come da tradizione, avviene nel giorno in cui si celebra la solennità dei Santi apostoli Pietro e Paolo.

La consegna

Come si legge nella cronaca social dell’evento, Monsignor Ferretti ha ricevuto il pallio, insieme ad altri 32 arcivescovi, provenienti da ogni parte del mondo. Custoditi in un’urna situata al di sotto del l’altare della Confessione (fatta interrare di qualche centimetro da Benedetto XVI poiché molti la scambiavano per la tomba di San Pietro che in realtà si trova diversi metri più in basso) i palli esprimono il simbolo di un legame speciale con il Papa e la potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, l’Arcivescovo Metropolita acquista di diritto nella giurisdizione sulla propria provincia ecclesiastica (o Metropolia).

Il pallio

Come veiene descritto, il pallio degli arcivescovi metropoliti, nella sua forma attuale, è una stretta fascia di stoffa, di circa cinque centimetri, tessuta in lana bianca, incurvata al centro così da poterlo appoggiare alle spalle sopra la pianeta o casula e con due lembi neri pendenti davanti e dietro, così che – vista sia davanti che dietro – il paramento ricordi la lettera “ipslon”. È decorato con sei croci nere di seta, una su ogni coda e quattro sull’incurvatura, ed è guarnito, davanti e dietro, con tre spille dorate o argentate.

L’omelia

Nell’omelia, il pappa Bergoglio ha ricordato come Pietro e Paolo, le colonne della Chiesa, abbiano fatto esperienza della grazia divina. Entrambi, sottolinea, hanno «toccato con mano l’opera di Dio che ha aperto le porte del loro carcere interiore e delle prigioni reali dove sono stati rinchiusi a causa del Vangelo». E, nella prospettiva del Giubileo, tutta la riflessione del Pontefice ruota attorno al simbolo della Porta Santa. Come davanti agli Apostoli «si sono aperte le porte di una vita nuova”, anche per noi l’Anno Santo l’occasione “per varcare la soglia di quel santuario vivente che è Gesù e, in Lui, vivere l’esperienza dell’amore di Dio che rinvigorisce la speranza e rinnova la gioia».

A conclusione dell’omelia papa Francesco ha chiesto ai nuovi arcivescovi di essere «pastori zelanti che aprono le porte del Vangelo. Con il vostro ministero contribuite a costruire una Chiesa e una società dalle porte aperte». Infine, la emozione di mons. Ferretti che ha abbracciato i fedeli foggiani presenti alla cerimonia.

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