Prezzi senza freni, la verdura? Un lusso. A pesare sul costo finale sono soprattutto i rincari del carburante

I rincari di frutta e verdura stanno spingendo le famiglie a rinunciare agli elementi più significativi della dieta mediterranea. Sono proprio i prodotti della terra ad aver visto crescere di più il proprio prezzo nell’ultimo anno a causa dell’inflazione. Una situazione che sta spingendo sempre più persone a fare la spesa nei mercati generali mentre è a quelli all’ingrosso che si inizia a guardare per cercare di abbattere la differenza tra i prezzi di produzione e quella di vendita.

A fronte del costo al supermercato di tre euro per un chilo di mele, all’agricoltore arrivano 30 centesimi. Una differenza di cui si è parlato settimana scorsa anche a Bruxelles, in occasione dell’evento “Mercati all’ingrosso, centro dell’agroalimentare europeo” promosso dal capo delegazione di Forza Italia Salvatore De Meo. Una distanza più volte denunciata dalla associazioni che rappresentano il mondo agricolo ma che da sempre cadono nel vuoto.

A pesare sul prezzo finale sono soprattutto i costi relativi alla logistica, con i trasporti travolti dai rincari del carburante. Anche il rallentamento delle ultime settimane dell’inflazione, sull’onda dell’innalzamento dei tassi da parte della Bce, non ha in realtà interessato più di tanto i beni alimentari. La decelerazione, infatti, così come rilevato dall’Istat, si deve prevalentemente ai prezzi degli energetici non regolamentati (da +7,0% a +5,7%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,6% a +5,8%), dei servizi relativi ai trasporti (da +2,4% a +1,2%), dei beni durevoli (da +5,4% a +4,6%) e, solo in misura minore, degli alimentari lavorati (da +10,5% a +10,0%). L’inflazione su base annua ad agosto del cibo, dei prodotti per la cura della casa e della persona è calato solo dal +10,2% al +9,4%. Troppo poco anche solo per prevedere quando e se si tornerà alla normalità. Anche quando si registra una frenata più consistente, come nel comparto dei prodotti freschi alimentari frutta fresca o refrigerata (da +13,8% a +9,4%; -3,3% su base mensile), si contrappone l’accelerazione dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +19,8% a +20,1%; +0,2% il congiunturale). I leggeri cali in alcuni comparti, poi, devono fare i conti con gli aumenti di benzina e gasolio che finiscono per vanificarli. Proprio per questo diverse associazioni dei consumatori, chiedono che si intervenga subito sulle accise in occasione della presentazione del paniere salva-spesa la prossima settimana.

Per contrastare l’emergenza, sottolineano da Assoutenti, «servono controlli serrati su rispetto paniere, osservatori territoriali e monitoraggio listini assieme a mister prezzi». Il patto anti-inflazione del Governo, che scatterà il prossimo ottobre, «per quanto meritorio -proseguono dall’associazione- potrebbe non essere sufficiente ad arginare l’attuale spirale inflattiva accentuata dal caro-benzina e scongiurare ulteriori rincari di prezzi e tariffe nel prossimo autunno-inverno».

Il patto verrà siglato a Palazzo Chigi per offrire, nell’ultima parte dell’anno, un paniere di prodotti di largo consumo a prezzi calmierati. Alla firma con le associazioni della grande distribuzione, del commercio e dell’industria che aderiscono all’iniziativa, sarà presente, oltre al ministro Urso, anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Oltre ad Assoutenti anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, non crede all’efficacia dell’iniziativa che sta mettendo in campo il Governo. «Prosegue lo spettacolo ideato e diretto dal ministro Urso – afferma – e che ora vede, purtroppo, anche la partecipazione della presidente del Consiglio, per far finta di far qualcosa contro l’inflazione. Il Governo, invece di mettere i soldi per ridurre le accise sui carburanti o ripristinare gli sconti sulle bollette di luce e gas delle famiglie e delle imprese introdotti da Draghi, che avrebbero effetti reali sui prezzi, va avanti con questa operazione pubblicitaria che, purtroppo, avrà un effetto nullo per le tasche degli italiani, a dispetto di stime farlocche in circolazione», ha concluso Dona. Critiche arrivano anche dall’Adoc che chiede «interventi concreti e strutturali, non spot di tre mesi» e ritiene «assolutamente fondamentale rendere permanente la convocazione della Commissione di Allerta rapida, dotare Mister Prezzi di poteri sanzionatori e di individuare strumenti efficaci come gli osservatori territoriali, per stanare fenomeni speculativi».

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