Servono più di cinque annualità e mezzo dello stipendio medio a Bari per comprare casa. Un trend in crescita così come quello nazionale, che passa da 6,9 annualità a 7,1. È quanto si evince dai dati diffusi ieri da Tecnocasa sul mercato immobiliare italiano, con un focus specifico sulle principali città. Milano si conferma la città in cui ne occorrono di più: 13,4. Il capoluogo lombardo, infatti, con un prezzo medio di 4219 euro al mq e 13,4 annualità di stipendio, si conferma la città più costosa d’Italia. Seguono Roma con 9,5, Firenze con 9,2 annualità e Bologna con 8,3. Le città meno costose e con prezzi più contenuti sono quelle in cui ne occorrono di meno, Palermo e Genova rispettivamente con 3,6 e 3,5 annualità avendo rispettivamente un prezzo medio di 1146 euro al mq e 1114 euro al mq. Guardando al passato i picchi più elevati si sono registrati nel 2007 quando i prezzi raggiunsero l’apice e per acquistare casa occorrevano poco più di 10 annualità. La città più costosa all’epoca era Roma dove occorrevano 14,8 annualità, seguita da Milano con 14. La capitale resterà in vetta alla classifica fino al 2019 anno in cui Milano supera Roma e diventa la città più costosa di Italia con 11 anni di stipendio per comprare casa. Il capoluogo meneghino inizia a raccogliere i frutti delle riqualificazioni in atto sul suo territorio con aumenti di prezzi che dal centro iniziano ad estendersi anche alle periferie riqualificate. Ad oggi il trend si conferma. Se si guarda al passato il numero minimo di annualità è stato toccato da Genova nel 2020 con 3,3 annualità, a motivo della forte perdita di valore che la città ha sperimentato a partire dal 2007. L’aumento dei prezzi rende sempre più complicato l’acquisto della casa per i giovani o per chi, semplicemente, non ha grandi margini di manovra dal punto di vista economico. Un dato che va messo in relazione anche con un altro elemento: il rincaro del costo dei mutui.
Il crollo delle compravendite
L’innalzamento dei tassi da parte della Banca centrale europea per far fronte all’inflazione galoppante dell’ultimo anno ha portato in dote anche l’aumento del costo dei prestiti ipotecari. Il risultato è che le compravendite di case nel primo semestre dell’anno a livello nazionale sono crollate dell’8,7 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato, diffuso ieri dal Consiglio Nazionale del Notariato sulla base dei dati notarili, ha preso in esame le principali città evidenziando come a Bari si sia registrato il crollo più significativo, addirittura del 12,4 per cento.
Diminuisce nel capoluogo pugliese l’acquisto della prima casa tra privati, -6,6 per cento, ma soprattutto le compravendite della stessa direttamente dal costruttore: -55 per cento. Non migliora con le seconde abitazioni, con le compravendite tra privati diminuiscono del 5 e dall’impresa del 27,6 per cento. Va meglio alle altre città, pur segnando comunque passi indietro rispetto al 2022: Milano -8,4 per cento di compravendite, Torino -3,4 per cento, Verona -3,7 per cento, Bologna -4,6 per cento, Firenze -10,3 per cento; Roma -9,6 per cento, Napoli -7,3 per cento e Palermo -0,3 per cento. Un rallentamento che, secondo i notai italiani, è legato soprattutto ma non solo all’aumento dei tassi. Ad influire in maniera significativa nel primo semestre dell’anno è anche il rallentamento dell’economia italiana e l’aumento dei costi di ristrutturazione, con il rebus superbonus che ha contribuito ad accrescere l’incertezza.
Corrono gli affitti
Una delle conseguenze di questa frenata è l’aumento dei canoni di locazione. Chi non può permettersi più la casa di proprietà, infatti, si riversa negli affitti aumentando la domanda. Sempre stando ai dati diffusi dall’associazione nazionale dei notai, il numero dei nuovi contratti di locazione è cresciuto dell’1,4 per cento rispetto ai primi sei mesi dello scorso anno mentre arriva al 4,8 l’incremento dei canoni su base annua.