Ispezione dei parlamentari nel Cpr di Palazzo San Gervasio: «Condizioni disumane»

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Dopo la morte del giovane Oussama Darkaoui (22 anni, marocchino) dei primi di agosto che era lì nel CPR di Palazzo San Gervasio è arrivata una delegazione di parlamentari per capire che cosa c’è nel CPR (sulla vicenda indaga anche la Procura). E a breve i dati, le condizioni della struttura saranno presentati a Roma in una conferenza stampa. Si è trattato di una vera e propria visita ispettiva con la partecipazione di tre parlamentari italiani, 4 consiglieri regionali e tecnici come medici, infermieri, avvocati, mediatori culturali e sindacati (la Cgil).

Il report

Il report parla chiaro: la situazione igienico-sanitaria del CPR è tragica, soprattutto per i servizi igienici. I ragazzi hanno riferito ai parlamentari di aver paura di trovare farmaci nel cibo e non è chiara la provenienza del cibo. Si legge nella relazione: «Il Centro ha una capienza complessiva di 128 posti distribuiti su 16 moduli. A seguito delle proteste del 5 agosto scorso, 1 modulo è stato dichiarato inagibile dai Vigili del Fuoco per danni strutturali al tetto. Quindi, al momento della visita i moduli potenzialmente utilizzabili risultano essere 15 per un totale di 120 posti.

In realtà, già in precedenza, in base a quanto riferito dalla direttrice del centro, la struttura aveva avuto una riduzione di posti e non veniva utilizzata completamente. Più precisamente, nel mese di aprile la disponibilità era di 96 posti, mentre al momento della visita le presenze registrate erano 89», ma a prescindere dal sovraffollamento secondo la relazione al capitolo col titolo Condizioni generali di vita dei trattenuti si legge: «Le condizioni di vita dei trattenuti all’interno del CPR di Palazzo San Gervasio sono disumane. I racconti dei ragazzi e quanto constatato durante la visita, ci portano ad affermare che il Centro peggiora le condizioni di salute dei soggetti che vengono trattenuti al suo interno».

L’appello della Cgil

L’appello della Cgil è forte e non dimentica la morte di Belmaan Oussama, il giovane marocchino morto nel Cpr di Palazzo San Gervasio per cause ancora da accertare. Vincenzo Esposito segretario generale della Cgil di Potenza afferma: «La salma torni presto dalla sua famiglia così come richiesto dalla madre. È giusto che lo Stato, che avrebbe dovuto proteggere Oussama e non condurlo alla morte come è accaduto nel Centro per il rimpatrio dove si trovava solo perché privo del permesso di soggiorno, si faccia carico delle spese per il ritorno della salma».

Le associazioni

Le associazioni sul territorio hanno già avviato una raccolta fondi, «ma riteniamo che le istituzioni, a partire dalla Prefettura, abbiano il dovere morale di intervenire», conclude la Cgil.

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