La crisi idrica a Potenza e nei 28 comuni del circondario che fanno riferimento all’invaso di Camastra e al potabilizzatore di Masseria Romaniello è colpa della burocrazia.
La storia
L’Acquedotto Lucano decide di dare una ammodernata all’impianto di pescaggio e sollevamento dell’acqua dall’invaso di Camastra – realizzato a scopo prevalentemente irriguo alla fine degli anni ’60, sull’omonimo torrente, affluente del fiume Basento, e con una capacità di quasi 23 mila metri cubi – tuttora in esercizio sperimentale. Dal 1984, su progetto dell’Acquedotto Pugliese, sono state posizionate delle elettropompe per garantire il sollevamento e la successiva distribuzione di acqua potabile alla città capoluogo e a quasi 30 comuni del circondario. Un’opera di ingegneria idraulica molto innovativa per il periodo, capace di consentire all’acqua di fare un salto in alita di 430 metri, grazie alle elettropompe alimentate a 6 mila volt e capaci di garantire un flusso di 650 litri al secondo.
La questione
Dopo circa 40 anni, come spiegano dall’Acquedotto Lucano, le elettropompe presentano segni di affaticamento , tanto da decidere la loro sostituzione, accompagnata da un “restyling” complessivo dell’intera strumentalizzazione. Spesa prevista, circa 4,5 milioni di euro per la sostituzione delle elettropompe, realizzate dalla Sulzer, leader mondiale nel settore, e messa in opera – spesa prevista quasi 1 milione 700 mila euro – da parte di una ditta lucana che a breve firmerà il contratto e avrà a disposizione 270 giorni di tempo, successivi alla consegna lavori che dovrebbe avvenire prima della fine dell’estate, assicurano dall’Acquedotto Lucano.
L’emergenza
Nel frattempo si è provveduto ad accelerare alcune procedure, soprattutto affidando a una ditta esterna il montaggio di almeno un gruppo così da sopperire alle carenze idriche, già registrate nelle ultime settimane, come è avvenuto il 13 e nella giornata del 22 e 23 giugno.