Spazi dedicati alla socialità, soluzioni dedicate all’emergenza abitativa e sostegno alle famiglie italiane e straniere. Sono le principali esigenze che esprime il quartiere Libertà di Bari. Caratterizzato, nonostante le difficoltà, da una comunità viva e multiculturale, che si aggrega da sempre attorno alla sua parrocchia simbolo: il Redentore. È per questo che interventi come la riqualificazione del cinema teatro Redentore prevista da Cobar Spa e i progetti di antimafia sociale portati avanti dalla Ladisa Srl possono dare una mano concreta anche all’amministrazione nella risposta ai bisogni del rione.
«Il quartiere presenta i bisogni sociali comuni a molte altre zone della città – spiega l’assessora al Welfare, Francesca Bottalico – importante la richiesta di sostegno psicologico dalle famiglie e per questo come Comune abbiamo rafforzato il centro d’ascolto proprio all’interno del Redentore. Ma anche la richiesta di interventi socio sanitari dedicati ad anziani soli, malati e persone che vivono in abitazioni non consone a chi è disabile».
Gli spazi di aggregazione in un contesto come questo si rivelano sempre più fondamentali, per famiglie, giovani e anziani. Sono un luogo dove integrarsi, imparare e, soprattutto per i minori a rischio, rimanere lontani dalla strada e dai rischi che questa può riservare. Accanto agli interventi del Comune, importanti sono le iniziative private o in partnership con le istituzioni.
«I privati sono importantissimi sul piano della riqualificazione e la rigenerazione degli spazi pubblici – aggiunge ancora Francesca Bottalico – ad esempio, sempre al Libertà, un gruppo di architetti ha rilevato uno stabile d’epoca e lo ha preso in gestione grazie ai fondi del Comune e della Regione e ha creato un Hub di creatività giovanile. Un altro tipo di spazio che è molto richiesto all’interno del quartiere e non solo».
Servizi e interventi che si sposano appieno con l’idea di don Pasquale Martino, parroco del Redentore: «Se devo calcolare in percentuale il lavoro di questa comunità penso che quello religioso non occupi più del 15-20%. Perché si, c’è la parrocchia con tutti i servizi liturgici, di fede. Mi sposto accanto e trovo l’oratorio, il centro giovanile: se entro in questa struttura mi rendo conto che l’obiettivo religioso è nella vita, è nella mente, nel cuore di queste persone. Ma il servizio che si rende è un servizio ai ragazzi, ai giovani dell’ambiente, sotto tutti i punti di vista».