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Piano casa, è corsa contro il tempo per evitare il tracollo: rischio cassa integrazione per 2.500 operai

Regione Puglia e Comune di Bari provano a correre i ripari per salvare il settore dell’edilizia pugliese dal disastro annunciato del Piano casa cancellato dalla Corte Costituzionale. La sentenza dello scorso febbraio rischia di spazzare via come una ruspa centinaia di progetti di demolizione e ricostruzione di immobili e ampliamenti di cubature fino al 35%…

Regione Puglia e Comune di Bari provano a correre i ripari per salvare il settore dell’edilizia pugliese dal disastro annunciato del Piano casa cancellato dalla Corte Costituzionale. La sentenza dello scorso febbraio rischia di spazzare via come una ruspa centinaia di progetti di demolizione e ricostruzione di immobili e ampliamenti di cubature fino al 35% in più dell’esistente.

A Bari la mannaia rischia di abbattersi su 60 interventi di cui 38 sospesi dall’ufficio tecnico comunale in attesa delle controdeduzioni delle imprese e delle ulteriori verifiche tecniche la cui conclusione è attesa per luglio. Nel frattempo si comincia a fare la conta dei possibili danni economici legati ai 38 progetti bloccati alcuni dei quali giunti alla fase di rifinitura dei fabbricati, altri già completi con compravendite perfezionate.

Il Comune ha autorizzato in tutto 150mila metri cubi di licenze edilizie legate al Piano casa che sviluppano circa 760 abitazioni sparse in ogni angolo della città. In base agli andamenti di mercato e ai rincari le imprese hanno sopportato, certamente per difetto, circa 125 milioni fra acquisto del suolo, spese di realizzazione e materiali. A ciò vanno aggiunti i costi del comparto del mattone: notai, banche, agenzie immobiliari, opere di rifinitura, arredamenti che pesano circa 40 milioni.

Per non parlare dell’impatto delle compravendite dei 760 alloggi sul mercato immobiliare. Un appartamento standard di 80 metri quadri con box e posto auto viene venduto a circa 3.500 euro al metro quadro che, moltiplicato per i 760 alloggi, corrisponde a una cifra complessiva di 212 milioni. A questi, come detto, vanno poi sommati i mancati ricavi del comparto per un totale che sfiora i 250 milioni. Una cifra astronomica se si pensa che parliamo di soli 38 progetti sospesi.

Ad aggravare il quadro è il riflesso occupazionale che, solo per questi cantieri sotto osservazione, rischia di aprire la cassa integrazione per circa 2.500 operai per ogni anno da milioni di ore. Il caso Bari, peraltro, non è isolato, ma anzi intacca a cascata praticamente tutti e 258 Comuni pugliesi che hanno in pancia almeno un problema simile con un progetto di Piano casa “azzoppato” dalla Consulta per almeno 300 interventi a rischio. Come se ne viene fuori? La questione è a dir poco complessa.

L’altro ieri s’è tenuto l’ennesimo vertice tecnico nella sede della Regione Puglia, presieduto dal consigliere delegato Stefano Lacatena con sei avvocati esperti di urbanistica. Il primo passo sarà licenziare una circolare per aiutare i Comuni a orientarsi uniformandosi alle scelte adottate dal Comune di Bari. In realtà c’è chi dice che lo stesso ufficio tecnico doveva essere più tempestivo e bloccare tutto all’indomani della sentenza della Consulta, agli inizi di febbraio. A ogni modo, però, qualsiasi sia la soluzione prevista, l’unica certezza è che uno o più parti in causa dovrà ob torto collo rimetterci qualcosa.

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