Le ottime performance registrate nel 2021, anno della ripresa dopo un 2020 funestato dal Covid con tutte le sue drammatiche conseguenze sul piano economico e sociale, saranno presto uno sbiadito ricordo. Nel 2023, secondo le stime della Svimez, il pil della Puglia e della Basilicata calerà rispettivamente dello 0,5 e dello 0,4% rispetto al 2022, trascinando nel baratro della recessione le due regioni al pari delle vicine Molise, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Bisognerà attendere il 2024 per riscontrare un +0,9%.
Partiamo dalla Puglia. Se nel 2021 e nel 2022 la crescita del pil è stata rispettivamente del 6,6 e del 3,2%, con un calo visto dovuto alla guerra in Ucraina e alle sue conseguenze, nel 2023 il segno più dovrebbe lasciare posto al segno meno con un calo di mezzo punto percentuale: una previsione nefasta per un territorio considerato motore dello sviluppo dell’intero Mezzogiorno. Di qui la preoccupazione di Loredana Capone, presidente del Consiglio regionale pugliese: «Il Paese appare sempre più spaccato tra Nord e Sud: 760mila nuovi poveri si stimano anche a causa dei rincari sui beni energetici alimentari e di questi 500mila sono al Sud. Sappiamo di poter ancora recuperare e ci auguriamo che le risorse del Pnrr siano utilizzate insieme col Fondo di sviluppo e coesione per ridurre il divario. È per questo che continueremo a vigilare sui progetti che riguardano l’autonomia differenziata ed è per questo che la nostra attenzione come Consiglio regionale sarà rivolta al superamento di questi divari per quanto di nostra competenza». Al Pnrr, che il direttore della Svimez Luca Bianchi ha definito «l’ultimo treno», si appella anche Giovanna Bruno, sindaca di Andria che ha partecipato alla presentazione del dossier in qualità di delegata dal presidente nazionale dell’Anci Antonio Decaro: «Abbiamo raggiunto gli obiettivi intermedi, ma ora dobbiamo aprire i cantieri. Alle prime gare, però, si presentano in pochi e questo ci preoccupa. Serve una semplificazione nell’accesso e gestione dei fondi straordinari per affrontare il caro energia e il caro materiali. Tutto questo è una sfida per il Sud che non si lamenta, non si piange addosso, ma non smette di ripetere che le risposte deve darle il Paese intero».
Quanto alla Basilicata, la Svimez prevede un calo dello 0,4% del pil dopo l’aumento del 7,9 e del 2,5% fatto registrare rispettivamente nel 2021 e nel 2022. Sul punto interviene Angelo Summa, segretario generale della Cgil lucana: «A pesare nel nostro territorio è il fenomeno della precarietà persistente, tanto che nel rapporto si legge che i valori più elevati al Sud si registrano nelle isole e in Basilicata, dove quasi un occupato su dieci percepisce la propria condizione lavorativa come insicura. La strada della flessibilità praticata negli anni Novanta si è trasformata oggi in precarietà. E la precarietà mette in discussione presente e futuro. Bisogna porre un freno a questa tendenza negativa. Sul piano nazionale servono una seria riforma del mercato del lavoro e provvedimenti che regolamentino percorsi pubblici e privati di stabilizzazione per le lavoratrici e i lavoratori con rapporti di lavoro precari. Su quello regionale bisogna riportare la discussione ai tavoli di concertazione e avviare un piano di investimenti strategici necessari per salvaguardare i posti di lavoro in essere e sviluppare e attrarre nuovi investimenti nella produzione della filiera della componentistica e delle energie alternative».
Ha collaborato Guido Tortorelli