«Per le attività commerciali tarantine si è trattato di un Natale sottotono»

Con il Natale ormai alle spalle Leonardo Giangrande, presidente di Confcommercio, si fa un primo bilancio di questi giorni di festa dal punto di vista degli acquisti. Una analisi la sua tutt’altro che positiva. «Il Natale 2023 è stato decisamente sotto tono – rivela Giangrande – negli anni passati gli acquisti da mettere sotto l’albero si iniziavano a fare già nel mese di novembre perché altrimenti si rischiava di non trovare ciò che si voleva. Quest’anno invece – spiega Giangrande – gli acquisti sono stati fatti nei due giorni che hanno preceduto il 25 dicembre lasciando i commercianti delusi». Dalla fotografia scattata dal presidente di Confcommercio si evince che neanche la festa più magica dell’anno ha portato buoni frutti. «La situazione che stiamo vivendo viene da lontano», sottolinea Giangrande. «Dapprima il boom delle vendite online cresciute a dismisura nel periodo della pandemia, poi la guerra tra Russia e Ucraina con i prezzi che sono lievitati e i prodotti che sono diminuiti. Non da ultima e meno importante, la grave crisi economica che sta vivendo Taranto.

C’è bisogno di serenità e certezze sul futuro due elementi che mancano, la grave vertenza della grande fabbrica che coinvolge diretti e indotto». Quello di Giangrande è anche un invito all’empatia. «Mi metto nei panni di quel marito, di quel padre che a Natale vorrebbe far trovare sotto l’albero un pensiero ai suoi cari ma di fatto non può permetterselo perché si trova a fare i conti con la cassa integrazione, la mancata corresponsione dello stipendio e della tredicesima. Il clima di totale incertezza non fa bene all’economia», sottolinea. In questa delicata situazione solo un settore si salva e Giangrande spiega il perché. «È quello alimentare l’unico che ad oggi tiene ma non ci sono i numeri degli anni passati quando a tavola si era in tanti e i carrelli erano pieni. Oggi sono quasi vuoti. Si compra il necessario per mettere insieme il primo con il secondo acquistati all’ultimo momento. Le massaie con i soldini contati in tasca, mi riferisco al ceto medio, comprano prodotti in offerta e i poveri aumentano.

I supermercati stanno puntando su questo tipo di vendita per trovare un margine di guadagno sulla quantità. Il settore più penalizzato è quello dell’abbigliamento a causa anche del clima mutato. Si frutta ciò che si ha nell’armadio per poter far fronte ad altri tipi di necessità». Di fronte a questo scenario il presidente di Confcommercio non può che aspettarsi una parabola discendente. «Nel 2024 – secondo Giangrande – altre saracinesche rimarranno abbassate per sempre. I commercianti non ce la fanno a pagare tutte le tasse, i fitti, le bollette, i fornitori. Alla fine non rimane nulla. Ritengo che manca una governance forte in grado di dare risposte e soprattutto fatti. La situazione dell’ex Ilva rappresenta un pesante macigno sul futuro della città, i fondi del Pnrr che non arrivano o vanno chissà dove, i Giochi del Mediterraneo demandati ad altri. Una città allo sbando dove la paura del futuro si taglia a fette. Pensiamo alle strade con i negozi chiusi, le insegne spente, il degrado, la tristezza e la solitudine. Passeggiare non sarà più un piacere, anzi. L’unica risorsa è la Città Vecchia che potrà fare da motore trainante per il borgo», conclude Leonardo Giangrande.

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