Misure di contrasto alla Xylella più efficaci, lotta alla speculazione e un argine alle “eurofollie” sul cibo in laboratorio: eccolo, in sintesi, il programma di Alfonso Cavallo, imprenditore agricolo classe 1977, da pochi giorni alla guida di Coldiretti Puglia. Attivo nei settori vitivinicolo, olivicolo, cerealicolo e agrituristico, Cavallo guiderà l’associazione che riunisce e rappresenta i coltivatori diretti pugliesi fino al 2028.
Presidente, la Puglia è ancora alle prese con la Xylella. La strategia finora adottata dalla Regione ha funzionato o va in qualche modo corretta?
«Dal 2013 ad oggi la Xylella ha camminato e, dopo aver praticamente azzerato il patrimonio olivicolo del Salento e compromesso gravemente gli oliveti di Brindisi e a Taranto, è arrivata in provincia di Bari. Sono passati dieci anni ed evidentemente le strategie regionali non sono state tanto efficaci da arrestare la fitopatia e ricostruire l’enorme patrimonio produttivo, paesaggistico e turistico andato perduto. Chiediamo maggiore incisività negli interventi e stanziamenti di risorse per la rigenerazione da spendere bene e tempestivamente, attivando finalmente la cabina di regia tra Regione e Governo che invochiamo da anni».
Intanto bisogna fare i conti col crollo della remuneratività del grano: come bisogna intervenire per riallineare i prezzi e contrastare la speculazione?
«Non è accettabile che di fronte all’aumento del prezzo della pasta al consumo rilevato dall’Istat a giugno, pari al 12%, il grano duro nazionale necessario per produrla venga sottopagato. Per potersi permettere anche solo un caffè, gli agricoltori devono vendere ben quattro chili di frumento. I ricavi non coprono i costi sostenuti dalle imprese e mettono a rischio le semine, ma anche la sovranità alimentare del Paese. Abbiamo messo sotto accusa le manovre speculative con un deciso aumento delle importazioni di grano duro dal Canada, aumentate del 1018%, ma anche da altri Paesi come Romania, Grecia, Turchia. Di qui l’esigenza di aumentare la produzione italiana continuando a promuovere accordi di filiera per la stabilità del prezzo e la valorizzazione del grano nazionale ma anche nella ricerca, indispensabile per aumentare qualità e quantità e per contrastare le mutate condizioni climatiche che stanno mettendo a dura prova il comparto produttivo. Ma occorrono anche una costante analisi dei prezzi e l’aumento dei controlli, in modo da garantire che il prezzo del grano duro copra i costi di produzione degli agricoltori. Una spinta può venire dall’avvio della commissione unica nazionale (Cun) ma anche dalla promozione della pasta 100% italiana. Serve poi contrastare le importazioni di grano canadese, nel rispetto prodotto attraverso una pratica vietata in Italia come l’uso del glifosate in pre-raccolto come disseccante».
Altro tema è quello della valorizzazione del Made in Italy e di prodotti come l’olio, oro della Puglia, che devono fare i conti con la concorrenza, spesso sleale, di Stati esteri: come si vince questa sfida?
«All’estero le vendite del Made in Italy sono sostenute soprattutto dai prodotti della dieta mediterranea come l’olio, le cui esportazioni sono aumentate del 35% nei primi tre mesi del 2023. Diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva fra turisti e consumatori e supportare la crescita della filiera in Italia e all’estero sono i nostri obiettivi. Ma l’olio extravergine va anche difeso dalle follie dell’Unione europea come il nutriscore e le etichette a semaforo che finiscono per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali favorendo prodotti artificiali di cui talvolta non è nota neanche la ricetta. Così si rischia di promuovere cibi spazzatura penalizzando “elisir di lunga vita” come l’olio extravergine di oliva, simbolo della dieta mediterranea nel mondo».
Quali sono, invece, le prospettive per l’agriturismo pugliese?
«L’agriturismo rappresenta uno dei punti di forza della destagionalizzazione del turismo, tanto da essere particolarmente apprezzato da chi sceglie le partenze a giugno o a settembre per conoscere una “Italia minore” fatta di parchi, campagne, montagne e piccoli borghi. In questi periodi i 958 agriturismi presenti in Puglia consentono di vivere i cicli stagionali delle produzioni, dalla raccolta del grano a quella della frutta fino alla vendemmia. Lo dimostra il fatto che l’offerta agrituristica è addirittura cresciuta: l’alloggio conta 862 aziende, la ristorazione 693, ma anche la degustazione si rafforza con 443 imprese. Il nostro impegno è contribuire a riposizionare l’offerta nell’ottica di una maggiore sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica, attraverso un turismo di qualità sempre più attento alle bellezze paesaggistiche, artistiche e archeologiche del nostro territorio oltre che alla riscoperta di luoghi salubri e prodotti tipici».
Guerra in Ucraina e cambiamento climatico: che cosa spaventa di più gli agricoltori?
«Gli effetti in agricoltura del conflitto in Ucraina sono molto negativi, con aumenti dei costi di produzione che riducono redditività e competitività delle imprese agricole. Ma anche i cambiamenti climatici incombono sulla stabilità delle imprese. Nel 2023 si sono abbattuti, da Nord a Sud della Puglia, undici tornado, dieci grandinate violente, 24 nubifragi, nove tempeste di vento e tre tempeste di fiumi. L’annata è stata caratterizzata da una grave siccità, che ha compromesso le coltivazioni in campo, e dal moltiplicarsi di eventi estremi come precipitazioni abbondanti e basse temperature, prima del caldo torrido di luglio e di fine agosto. Il risultato è che finora si è perso almeno il 15% di uva e pomodoro, il 20 del grano duro, il 15 del latte e il 70 del miele. Negli ultimi cinque anni, a causa degli eventi estremi, sono andati persi in Puglia 200 milioni di quintali di cibo. In questo scenario, aggravato dal conflitto in Ucraina, serve una stretta sugli strumenti innovativi sia di investimento sia di agricoltura digitale per tutelare prodotti agroalimentari e reddito delle imprese».
Che cosa chiederete alla Regione non appena incontrerete l’assessore Pentassuglia?
«Come sempre Coldiretti Puglia offrirà la collaborazione massima per individuare le soluzioni più appropriate per uscire da scenari che mostrano profili di criticità, dal settore lattiero-caseario a quello vitivinicolo, dal cerealicolo fino alla spinta agli investimenti per far crescere la presenza giovanile e femminile in agricoltura e nell’agroalimentare. Ma sarà fondamentale lo sforzo su consorzi di bonifica, Xylella e fondi comunitari che andranno diretti verso strategie di sviluppo rurale capaci di accrescere la competitività delle imprese».
Che cosa vi aspettate, infine, dal Pnrr?
«Con l’inflazione alimentare al +10,5% e le famiglie costrette a tagliare gli acquisti, l’aumento di fondi del Pnrr – con 2,5 miliardi destinati ad accordi di filiera, logistica e misure agricole – è importante per salvare la spesa anche di fronte ai cambiamenti climatici».