Papa Francesco accoglie i sindaci guidati da Decaro: «Investite nella bellezza»

«Anche io sono sindaco di qualcosa, pregate per me». Così Papa Francesco ha salutato i sindaci d’Italia accolti in Vaticano in udienza. Guidati dal presidente dell’associazione e sindaco di Bari, Antonio Decaro, una rappresentanza di oltre 120 primi cittadini è stata ricevuta nella sala clementina del palazzo Apostolico. L’incontro è stato introdotto dal cardinale Edoardo Menichelli con una riflessione sul ruolo del sindaco come «figura dalla paternità dilatata, punto di riferimento per le proprie comunità».

Il primo cittadino di Bari nel suo indirizzo di saluto è partito dal ruolo avuto dai sindaci in questi anni di pandemia. Rivolto al Santo Padre ha affermato che «abbiamo dovuto e voluto affrontare questa emergenza. Mentre ci prodigavamo per fare quanto chiedevano le esigenze sanitarie: convincere i cittadini a rispettare le regole, riorganizzare gli uffici pubblici, allestire i centri di soccorso e quelli per la campagna vaccinale, coordinare i volontari e fra essi i tanti delle associazioni cattoliche, ci siamo però soprattutto occupati di tenere insieme le nostre comunità e i nostri concittadini. Per far questo – ha continuato – abbiamo guardato negli occhi la paura, abbiamo affrontato la morte di chi ci stava intorno, abbiamo aiutato chi restava solo in casa e facendogli avere un sacchetto di spesa o anche solo chiamandolo al telefono per una chiacchierata. Anche noi abbiamo avuto paura, Santità. Non ci vergogniamo a dirlo. Ci siamo trovati, come tutti a dover affrontare una minaccia sconosciuta e invisibile». E ad esempio di sindaco virtuoso Decaro ha richiamato la figura del primo cittadino di Firenze negli anni ’50 del secolo scorso, Giorgio La Pira, «figura cara al Pontefice». Un primo cittadino che secondo i presidente dell’Anci «è l’esempio di concretezza a cui tutti dobbiamo tendere».
È proprio dal ruolo avuto durante la pandemia che Papa Bergoglio ha espresso il suo «apprezzamento per ciò che avete fatto e state facendo», ha detto rivolto ai presenti. «Il servizio al bene comune è una forma di carità, paragonabile al ruolo dei genitori in una famiglia», ha aggiunto, invitando i primi cittadini «a non temere di perdere tempo ascoltando le persone e i loro problemi». Poi l’invito a tracciare «progetti di convivenza civile, perché non bastano solo i finanziamenti, occorre investire in bellezza, in educazione, in luoghi di aggregazione sociale e di formazione alla legalità. Saper sognare una città migliore e condividere il sogno con gli altri amministratori del territorio, con gli eletti nel consiglio comunale e con tutti i cittadini di buona volontà». Partendo proprio «dalle periferie e dai poveri per il bene di tutti».

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