Per l’ufficialità dei candidati bisognerà aspettare marzo, mese in cui è attesa la pubblicazione del bando, ma i nomi di chi intende concorrere alla “gara” per il rettorato dell’Università di Bari per i prossimi sei anni si sono già fatti avanti.
Tra loro c’è anche Paolo Ponzio, professore ordinario di Storia della filosofia di Uniba e già direttore del dipartimento di Studi umanistici dal 2015. «Bisognerà aspettare l’ufficialità, ma ho già annunciato in consiglio di dipartimento la mia intenzione di candidarmi», ha spiegato.
Cosa l’ha spinta a compiere questo passo?
«Il mio percorso accademico è abbastanza chiaro: sono entrato in senato nel 2005 e da allora ho sempre ricoperto ruoli di tipo gestionale nell’Università. Sono 10 anni che faccio il direttore di dipartimento. Questo mi sembra uno sbocco quasi naturale, dire “metto a disposizione le mie competenze per il bene dell’Università».
Quale sarà il filo conduttore del suo programma?
«Sicuramente quello che mi ha sempre contraddistinto, cioè la gestione partecipativa dell’Università. Con un’attenzione sempre viva verso i nostri studenti, che hanno sempre avuto accesso libero alla direzione senza orario di ricevimento».
Su quali aspetti è necessario intervenire con più urgenza?
«Sicuramente lo sviluppo per raggiungere una maggiore internazionalizzazione dell’Università, ma anche fare in modo che tutti i dipartimenti possano essere al centro dell’azione di governo dell’Università. Questo significa anche fare in modo che tutti i dipartimenti acquisiscano un ruolo di eccellenza».
Cosa la preoccupa del percorso che sta per intraprendere?
«Non mi spaventa nulla in realtà, ma mi motiva la possibilità di mettermi a disposizione della comunità universitaria. Punto».
Qual è secondo lei, al momento, il punto di forza dell’Università di Bari?
«I suoi punti di forza sono tantissimi. Tra questi quello di essere un’università generalista, che ha dimostrato di essere un punto di riferimento non solo per il territorio pugliese ma per tutto il Mezzogiorno. Ha ambiti di eccellenza molto importanti nella ricerca, dai settori scientifici a quelli umanistici. Filo conduttore dello sviluppo dell’Università da qui ai prossimi anni. L’obiettivo è fare dell’Ateneo di Bari il punto nodale di una città che vuole dirsi a tutti gli effetti “universitaria”».
Ha già pensato a strategie per combattere il fenomeno dell’emigrazione degli studenti? Specie per le Magistrali
«Il fenomeno delle Magistrali non riusciremo a governarlo finché non riusciremo ad attrarre altri studenti nel nostro Ateneo. Io non sono spaventato dall’ “emigrazione”, ma più che altro dal fatto che tanti di loro non trovino soddisfazione nell’offerta formativa barese. E capisco il motivo, che è anche di contesto territoriale e imprenditoriale. Le politiche legate alle magistrali devono essere legate a uno sviluppo industriale del nostro territorio: resteranno (o torneranno) se ci saranno più sbocchi lavorativi di quanti ne abbiano ora».
Cosa pensa della gestione degli ultimi anni?
«La gestione di Bronzini è stata sicuramente un volano per l’Università, in tanti settori. Soprattutto nello sviluppo del rapporto con le imprese. Quello che migliorerei? Metterei al centro l’azione dei dipartimenti per la costruzione della politica dell’Università, aspetto che qualche volta è mancato».
La preoccupa la “gara”? Crede che il cognome di Decaro possa influire sulla campagna?
«Io penso che Nicola Decaro, così come tutti gli altri presunti candidati, non potranno che portare sviluppo e idee per l’Università. Io personalmente non ho mai pensato a una campagna elettorale contro qualcuno. Nicola è sicuramente un valore per l’Università di Bari e credo che nessun cognome possa essere utilizzato per fare leva su un elettorato così intelligente come quello di una comunità universitaria».