«Sono preoccupato: la gente ha paura e scappa dalla città. Credo che a stretto giro di posta interromperanno l’erogazione di energia elettrica. Ho sentito distintamente diverse esplosioni e avvertito un forte odore di polvere da sparo nell’aria. Stanno colpendo in più punti: speriamo che questo bruttissimo periodo passi in fretta».
La drammatica testimonianza di Paolo Chiafele, mastro salumaio originario di Martina Franca che vive e lavora Ucraina, fotografa la situazione a Kiev. L’angoscioso suono delle sirene dell’allarme antiaereo è stato udito alle 17 di ieri (ora locale); le autorità locali hanno chiesto agli abitanti di cercare riparo nei rifugi sotterranei. E poi gli scoppi in diverse aree a breve distanza dalla città. La Russia di Putin è passata dalle minacce ai fatti lanciando un’operazione militare su larga scala. Non solo le Repubbliche di Donetsk e Lungansk, due enclave russofone nel Donbass, ma l’intera nazione.
Arrivano notizie di combattimenti nei pressi di un aeroporto a Nord della città. «Sono stati lanciati diversi missili e sono in corso bombardamenti – afferma Chiafele -: siamo sotto attacco. L’aria è tesissima e la situazione è complessa: i supermercati sono stati letteralmente presi d’assalto dalla gente; si vedono lunghe file ai bancomat per ritirare il denaro. Migliaia di persone fuggono in auto ma sarebbe stata colpita anche una delle vie di comunicazione in uscita dalla metropoli. I carri armati della Federazione russa sono a una manciata di chilometri da Kiev. Temo il peggio».
Il tenore del racconto è cambiato in un amen: nelle strade della capitale, nonostante le tensioni, pochi giorni fa l’atmosfera era ancora abbastanza rilassata mentre ieri, dopo la clamorosa iniziativa russa, tutto si è improvvisamente capovolto.
Il premier ucraino Zelensky «ha deciso di imporre la legge marziale. La risposta militare da parte dell’Ucraina ci sarà, su questo ho pochi dubbi – prosegue l’imprenditore che ha deciso di lasciare la Puglia per costruirsi un futuro all’estero -. Cosa farò adesso? Credo che in questo frangente sia meglio starsene a casa: penso sia più sicuro. Non mi muoverò se non per comprare i generi di prima necessità senza allontanarmi troppo dalla mia abitazione, ma ci sono code un po’ dappertutto, anche ai distributori di carburante».
L’ambasciatore italiano ha dichiarato che molti connazionali hanno scelto di non lasciare il Paese non credendo che alla fine Putin avrebbe ordinato alle sue truppe di iniziare l’invasione. «Ho ricevuto il messaggino di allerta inviato dall’ambasciata, ma ho deciso di non prendere l’automobile – spiega Chiafele-. Puntare verso il confine non mi pare la cosa giusta da fare adesso. Ho risolto alcune questioni di lavoro: sono andato in ufficio, che era semideserto, per effettuare le ultime consegne. Ribadisco, resterò qui: secondo me è l’opzione migliore. Adesso, però, devo andare: voglio contattare i miei familiari a Martina Franca prima che le linee saltino e non sia più possibile comunicare».










