Boncan Ilie fa parte di quegli invisibili che giornalmente attraversano le nostre città. Li chiamano senzatetto o senza fissa dimora, clochard e persino barboni. Tutti insieme formano quell’esercito di disperati, che incurante delle singole etnie di appartenenza, si è definitivamente arreso alle vicissitudini della vita, ma non perdono il sorriso.
Così Boncan mi accoglie: sorridendo, come fa con tutti quelli che lo avvicinano per chiedergli se ha bisogno di qualcosa. Da settembre dello scorso anno vive sotto i portici di corso Matteotti A Orta Nova, su per giù all’altezza della rotatoria che conduce alla parrocchia “Beata Vergine Maria dell’Altomare”. Fa capolino da un cumulo di materassi e coperte. Il volto, scavato dalle avversità della vita, è molto diverso da quello della foto sui documenti. Me li mostra, per ribadire che non è un “irregolare” sul territorio: lui sta lì, semplicemente perché ha scelto di starci.
Cerco le parole giuste per chiedere alcune cose e sciogliere i miei dubbi.
Ma perché vivi qui sotto?
«Io ho sempre lavorato come contadino nei campi. Purtroppo lo scorso anno, alcune aziende del circondario non mi hanno pagato e così sono stato costretto ad arrangiarmi, iniziando a vivere per strada».
Non hai una moglie e dei figli che ti aspettano nel tuo paese, non pensi che magari possano essere preoccupati per te, in questo momento?
«Ho una moglie, una figlia e persino dei nipotini in Romania, e mi mancano davvero tanto. Il mio sogno è certo di raggiungerli al più presto, ma prima devo recuperare almeno in parte i soldi frutto del mio lavoro».
Come riesci a vivere sotto questi portici?
«Non vivo, ma sopravvivo soltanto grazie alle persone di buon cuore che mi portano da mangiare e mi offrono, il loro aiuto disinteressato».
Chi sono queste persone?
«Sono tante. Fra di loro ci sono gli operatori della Misericordia, il comandante della polizia municipale, le cassiere del supermercato all’angolo, il parroco della chiesa dell’Altomare e gli abitanti del quartiere che mi hanno preso in simpatia».
E il Comune e i Servizi sociali, invece?
«Mi è stato detto chiaramente che non avendo la residenza, non possono aiutarmi in alcun modo».
Torneremo nei prossimi giorni a occuparci di questa brutta vicenda, intanto facciamo nostro l’appello dei residenti affinché i servizi sociali del Comune si mobilitino per trovare almeno una soluzione provvisoria, che garantisca a Boncan un riparo, viste le temperature polari di questi giorni.