Operatori sanitari aggrediti in Puglia, i medici scrivono a Emiliano. Lo Smi: «Ora basta»

L’Ordine dei medici scrive a Michele Emiliano, il Sindacato dei medici italiani (Smi) chiede interventi urgenti per la sicurezza.

Dopo le aggressioni alle dottoresse in servizio di guardia medica in Puglia (una a Maruggio, l’altra a Minervino di Lecce) e, per ultima, a un operatore del 118 avvenuta lunedì sera nel quartiere San Paolo a Bari, i professionisti tornano a chiedere interventi alla politica.

«Non possiamo aspettare la perdita di un’ulteriore vita umana perché si mettano in atto misure di salvaguardia idonee a garantire il diritto alla sicurezza degli operatori sanitari, così come previsto dalla legge». Così, in una lettera, il presidente dell’Ordine dei medici di Bari Filippo Anelli al governatore pugliese Michele Emiliano, al prefetto di Bari e al direttore generale dell’Asl.

«Gli appelli, le denunce e le manifestazioni effettuate in passato dai medici per rivendicare questo diritto non sono stati sufficienti ad impedire la spirale di violenza che in questi giorni si registra nella nostra Regione», continua la lettera che sottolinea come da tempo gli Ordini e i sindacati abbiano «proposto modelli e soluzioni per fronteggiare il fenomeno, invero presente sull’intero territorio nazionale, della violenza nei confronti degli operatori».

L’Ordine dei medici considera urgente intervenire su almeno due profili di sicurezza: «L’isolamento dei medici che operano nelle sedi di Continuità assistenziale e il controllo di sicurezza nel momento dell’accesso alle strutture sanitarie» e propone «l’accorpamento dei medici di un ambito territoriale in un’unica sede dopo le ore 22, in modo tale che i professionisti possano effettuare gli accessi domiciliari non più da soli».

Rispetto al secondo aspetto, occorre impedire «di introdurre armi od oggetti atti a offendere nelle strutture sanitarie, considerando che la dottoressa Paola Labriola, a Bari, è stata uccisa con 57 coltellate nell’ambulatorio della Asl ove lavorava».

Smi: «Oltre 16mila aggressioni nel 2023. Ora basta»

«Sono state oltre 16mila, nel 2023, le segnalazioni complessive di aggressioni a operatori sanitari sull’intero territorio nazionale, per un totale di circa 18mila operatori coinvolti nelle aggressioni segnalate». A snocciolare i numeri è Ludovico Abbaticchio, presidente nazionale del Sindacato dei medici italiani (Smi), commentando la notizia dell’infermiere del 118 colpito con un pugno da un paziente soccorso a Bari.

A segnalare i due terzi delle aggressioni, è spiegato in una nota del sindacato, sono state professioniste donne, coerentemente con la composizione di genere del personale sanitario. Le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 30-39 anni e tra i 50-59 anni.

La professione più interessata è quella degli infermieri, seguita da medici e operatori socio-sanitari. I setting più a rischio sono risultati essere i pronto soccorso, guardie mediche e 118 in più le aree di degenza e gli aggressori principalmente gli utenti.

Il 26% delle aggressioni segnalate sono fisiche. Il 68% sono aggressioni verbali; il 6% delle aggressioni avviene contro beni di proprietà del professionista sanitario aggredito.

«Lo Smi – afferma Abbaticchio – ha provocatoriamente lanciato la proposta di richiedere il porto d’armi per tutelare gli operatori medici e tutto il personale sanitario e sociale dei territori comunali e regionali. I sindacati di categoria professionale e dei lavoratori esposti al servizio pubblico convenzionato devono fare fronte comune. Chiediamo agli organi Istituzionali di essere ascoltati».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version