La conversione in legge del decreto con il quale il governo ha aperto ai progetti di trivellazione off shore, in particolare alle ricerche di gas e petrolio, ha riacceso un dibattito in realtà mai sopito in Puglia. La norma, votata da 205 deputati, con 141 contrari e 4 astensioni, non ha subito modifiche rispetto al testo che ha ottenuto l’ok del Senato. L’assessora regionale all’Ambiente Anna Grazia Maraschio ha parlato apertamente di uno schiaffo al mare della Puglia, convocando per questa settimana una riunione con i sindaci delle località costiere. Quello che è stato immediatamente definito come il nuovo “sblocca trivelle”, è stato inserito nel decreto Aiuti quater sul quale l’esecutivo ha posto la fiducia. Il riferimento è soprattutto all’area adriatica e ha sbloccato, in deroga, nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia dove sarà possibile procedere con la ricerca di nuovi giacimenti. Le concessioni vengono condizionate alla presentazione di analisi tecnico-scientifiche e programmi dettagliati di monitoraggio ed alla verifica dell’assenza di effetti significativi di subsidenza sulle linee di costa. Tutti interventi conoscitivi da condurre sotto il controllo del Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Negli scorsi giorni, anche l’assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia, Alessandro Delli Noci, ha annunciato iniziative importanti per contrastare la decisione del governo, in linea con quanto sostenuto da Anna Grazia Maraschio.
«ll mare Ionio e il mare Adriatico – ha affermato sempre l’assessora all’Ambiente – hanno un ruolo cruciale, perché regolano i regimi correntizi di tutto il Mediterraneo Orientale, acquisendo una importanza che va ben oltre la loro valenza geografica. In tale area soggiornano rilevanti popolazioni di cetacei che usano questo tratto di mare come area di foraggiamento. Si tratta di un mare molto pescoso, proprio per le caratteristiche ecologiche che lo rendono particolarmente produttivo.
Un mare che è una risorsa, a più livelli, per tutta la comunità pugliese – conclude l’assessora – e che ora è drammaticamente minacciato dalle trivelle, che accentuano un fenomeno noto come subsidenza, un irreversibile abbassamento del terreno, causato da fattori geologici e negli ultimi decenni localmente aggravato dall’azione dell’uomo per tramite di estrazione di fluidi dal sottosuolo».
Anche i vertici pugliesi del Movimento Cinque Stelle hanno fatto immediatamente quadrato contro la decisione dell’Esecutivo e approvata dal Parlamento.
«Il ritorno delle trivellazioni nell’Adriatico e nello Ionio voluto dal governo Meloni – sostengono Mario Turco, vice presidente del Movimento e Leonardo Donno, coordinatore regionale pugliese – rappresenta l’ennesima scelta folle e propagandistica di un governo che mette a rischio l’ambiente per ottenere un ipotetico volume di idrocarburi, sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale solo per qualche mese e senza alcuna reale convenienza economica per il Paese». Sul tema c’è forte sintonia anche nella maggioranza a livello regionale. Si ricorda, infatti, che già nel 2016 il centrosinistra prese una posizione netta e contraria in occasione del referendum sulle trivellazioni.
«Il Movimento Cinque Stelle in Consiglio regionale ha depositato una mozione, già tempo fa, in cui impegna il Presidente della Giunta a farsi portavoce presso il Governo della contrarietà della Puglia ad autorizzare nuove trivellazioni, e a intraprendere ogni azione legittima per contrastare il rilascio di nuove concessioni» sottolineano i due parlamentari.