Puglia, nuovi capi dipartimento: Emiliano “congela” le nomine

Quando tutto sembrava deciso spunta l’ennesimo rinvio per le nomine dei capi dipartimento legati ai dieci assessorati, al segretario generale della giunta e al capo della comunicazione. Per la terza volta consecutiva, l’ultima a ridosso dei ballottaggi, la giunta regionale ha optato per il rinvio gettando nello sconforto i capi dipartimento uscenti sulla graticola da settimane. Per certi versi un mistero se si considera che prima della seduta le designazioni erano date per certe con diversi scenari circolati fra gli addetti ai lavori per coprire le 12 caselle disponibili dei super manager, scaduti da mesi, con stipendi lordi da 120 mila euro l’anno più bonus.

Lo slittamento

Alla fine, però, è stato il governatore Emiliano in persona ad annunciare agli assessori presenti lo slittamento del fascicolo al 15 luglio con la proroga concessa agli uscenti fino al 14 luglio. Secondo alcuni il rinvio sarebbe legato a motivi strettamente politici. Dopo le amministrative, infatti, il governo regionale potrebbe cambiare fisionomia con un mini-rimpasto all’orizzonte per favorire il rientro annunciato, dato per imminente, dei Cinque Stelle con la delega al welfare da riconsegnare alla consigliere foggiana Rosa Barone. Ma anche rivedendo il coinvolgimento in maggioranza del gruppo di Azione che ha posto prima della mozione di sfiducia del centrodestra una pregiudiziale politica sulla permanenza in maggioranza proprio in relazione ai capi dipartimento ed alla richiesta di rotazione forzosa in chiave anti-corruzione. Un quadro articolato, insomma, aggravato dai dissapori fra Amati e Montanaro, ai ferri corti da diverse settimane su una serie di questioni fra cui i direttori generali, i nuovi ospedali e gli screening sanitari. Con Amati, leader di Azione e presidente della Commissione Bilancio, che ha chiesto esplicitamente la testa del capo della sanità.

La faida

Secondo i ben informati quest’ultimo rappresentava il nodo più grosso da sciogliere nella partita delle nomine. E, sempre secondo fonti presidenziali, alla fine Emiliano avrebbe deciso di difendere Montanaro negando la richiesta di Azione. In particolare Montanaro risulterebbe fra i quattro uscenti intoccabili della squadra dei dirigenti apicali, mentre per il resto delle postazioni in palio si prevedeva un rimescolamento di dipartimenti per accontentare i desiderata di Azione. L’unica casella saltata, sempre in base alla lista di nomi poi ritirata, sarebbe quella del turismo con l’attuale reggente, Aldo Patruno, sostituito da quello che doveva essere l’unico volto nuovo dei 12 posti disponibili. Mentre resterebbe ancora in stand by la decisione sul segretario generale della giunta, Roberto Venneri.

Lo scenario

Bisogna ora attendere altre due settimane per vedere chiusa una partita che si trascina ormai da mesi. E che, secondo alcuni, dovrebbe essere risolta senza colpo ferire lasciando al loro posto i capi dipartimento considerando i 15 mesi che mancano alla fine della legislatura. Per altri, invece, andrebbe rispettata la scadenza dell’incarico (metà aprile) con la necessità di avvicendamenti importanti anche alla luce della pioggia di domande: 283 curriculum dei quali 217 ritenuti idonei.

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