Nuova vita per i siti minerari di Puglia e Basilicata: il piano del Governo

Buone notizie, quindi, per i siti estrattivi di Basilicata, a partire dalla Val d’Agri in cui da 35 anni si estraggono petrolio e gas naturale. Anche in Puglia si guarda alla nuova normativa con interesse, viste le vecchie miniere di bauxite sulla Murgia, nei pressi di Spinazzola, e sul Gargano a San Giovanni Rotondo. Per quanto proprio il parco murgiano sia stato oggetto di un piano di riqualificazione grazie a un intervento della Regione Puglia attraverso il Por 2014/2020 con la bonifica di tutta l’area e la creazione di un parco naturale in cui è stato ripristinato il vecchio habitat floro-faunistico senza però cancellare la memoria di quella che fu un’importante miniera, ma anche un grande centro operaio, il cui giacimento di bauxite, scoperto nel 1935, è stato estratto  fino a pochi anni fa. Un sito contemporaneo a quello della città di San Pio, la cui attività è iniziata nel 1936 ed è terminata nel 1973.

Il provvedimento

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto-legge sulle cosiddette “materie prime critiche“, fondamentali per l’industria ma poco reperibili sul mercato, come il titanio, il litio e il cobalto. Il testo, ha detto in conferenza stampa il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, «adegua la normativa nazionale sulle risorse minerarie agli obiettivi e agli standard europei», con l’obiettivo di «consentire al continente, all’Unione e all’Italia di avere le materie per la transizione green e digitale». Per farlo si introduce «un nuovo approccio di sistema all’approvvigionamento di materie prime strategiche», che «da una parte analizza la domanda e i fabbisogni del Paese e dall’altra incentiva l’offerta di materie prime».

Le materie

Delle «34 materie prime critiche fondamentali alla duplice transizione, cioè alla sfida che l’Ue ha davanti a sé», afferma il ministro di Fratelli d’Italia, «noi ne abbiamo già individuate nel nostro territorio, secondo le vecchie mappe, almeno 15, particolarmente importanti e significativi». Le nuove norme, aggiunge Urso, prevedono poi un regime di royalties «dal cinque al sette per cento ripartito tra Stato e Regioni» per l’esplorazione del sottosuolo, superando l’attuale normativa – risalente al 1927 – che prevede una tariffa di 16 euro l’ettaro l’anno. «Il petrolio e il gas del futuro sono le materie prime critiche. Io credo che con il meccanismo delle royalty le Regioni potranno trarne gran parte delle risorse necessarie«, afferma ancora Urso. Anche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin sostiene che nel nostro Paese «siamo attualmente carenti sull’estrazione» di queste materie prime, mentre siamo «in pole position sulla provenienza da riciclo», grazie alla valorizzazione dei Raee (i rifiuti elettronici). E rispondendo a chi gli chiede se il decreto faciliterà l’apertura di nuove miniere, afferma: «Abbiamo dei grandi giacimenti, si tratterà di vedere le condizioni di estraibilità: pensiamo al cobalto, dalle prime stime è rilevante. Poi le condizioni di estraibilità saranno da valutare caso per caso».

I siti da valutare

Oggi, con il provvedimento autarchico del governo, quei siti che hanno fatto la storia del lavoro e delle lotte in Puglia potrebbero ritornare a nuova vita, grazie anche ai vantaggi offerti dalla Zes del mezzogiorno che potrebbe spingere alcune imprese a investire in miniere.

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